Basilicata

LA BASILICATA CON I SASSI DI MATERA E IL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO: LE SUGGESTIONI DEL GIARDINO PIU’ SEGRETO D’ITALIA


In occasione del World Tourism Unesco, a Siena dal 22 al 24 settembre, l’APT Basilicata e la Fondazione Matera Basilicata 2019 presentano due siti di grande interesse internazionale: Matera e il Parco Nazionale del Pollino.

I Sassi di Matera, unici nel loro genere, sono Patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1993 e la città, proclamata Capitale europea della Cultura 2019, è inserita nel contesto dei paesaggi biblici della Murgia, densi di silenzi e atmosfere mistiche. Il Parco Nazionale del Pollino, istituito nel 1993, ha ottenuto recentemente l’importante riconoscimento di Geoparco, entrando così nella Rete europea dei Geoparchi coordinata dall’Unesco.

MATERA: UN DISARMANTE INTRECCIO DI BELLEZZA PIENO DI CONTRASTI

I Sassi di Matera Patrimonio Mondiale dell’Umanità

Per il lungo e travagliato vissuto storico, per l’importante sistema di canalizzazione delle acque piovane e per il rilevante sistema architettonico e paesaggistico, nel 1993 l’Unesco ha inserito i Sassi di Matera ed il Parco delle Chiese Rupestri tra i siti “Patrimonio dell’Umanità”. Si tratta del sesto sito italiano ad entrare a far parte di questo speciale elenco, il primo del Mezzogiorno ed anche il primo definito “Paesaggio Culturale”.

Il processo di riqualificazione della zona antica di Matera subì, da quel momento, una grande accelerazione. Fino infatti al 1952, anno in cui venne emanata la “Legge speciale per lo sfollamento dei Sassi” che ne ordinò lo sgomberò degli abitanti per ragioni igienico-sanitarie e che definiva la città “vergogna nazionale”, centinaia di grotte che spesso ospitavano sia le persone sia gli animali, erano state utilizzate come abitazioni. Molti di questi alloggi, oggi trasformati in alberghi e strutture ricettive in seguito ad un’altra Legge Speciale varata nella seconda metà degli anni Ottanta che abilitò i cittadini a ritornare nei vecchi rioni, offrono ai visitatori la possibilità di ripercorrere la suggestiva esperienza della vita in grotta.

Le 150 chiese scavate nella roccia

Il Patrimonio mondiale include anche il Parco Archeologico e naturale delle Chiese Rupestri, un complesso di oltre 150 esempi di chiese in rupe affrescate o a bassorilievo: un patrimonio dal valore inestimabile, testimone della storia e della cultura che hanno segnato il territorio. Le chiese in rupe più antiche sono riconducibili alla cultura monastica medievale dell’VIII secolo. Nei due secoli successivi la città venne raggiunta da ondate religiose di matrice bizantina e da eremiti e anacoreti che trovarono nel territorio materano lo spazio ideale per la preghiera e la vita in solitudine.

Tra le Chiese Rupestri vi è la splendida Cripta del peccato originale, anche nota come Grotta dei Cento Santi, con i suoi magnifici affreschi del IX secolo raffiguranti episodi della Genesi. È considerata una delle più antiche e significative testimonianze dell’arte italiana poiché documenta il luogo cultuale di un cenobio rupestre benedettino del periodo longobardo e, proprio per il valore teologico e artistico degli affreschi, è stata definita la Cappella Sistina della pittura parietale rupestre.

Un antico museo a cielo aperto

La Città dei Sassi è considerata una fra le più antiche del mondo: un autentico museo a cielo aperto che documenta splendidamente l’avventura umana dall’Età della pietra ai giorni nostri attraverso resti che testimoniano una presenza su questo territorio che non conosce discontinuità temporali.  I ritrovamenti più antichi, che provengono dalla Grotta dei Pipistrelli e dalla sottostante Grotta Funeraria, dimostrano la frequentazione delle due grotte già durante il Paleolitico e Neolitico che, nei millenni, si è tradotta in una forma abitativa dal grande valore antropologico e culturale.

Le abitazioni nei due Sassi di Matera, il Caveoso e il Barisano, circondano la Civita, il nucleo più antico dell’abitato. Un groviglio di case punteggiate dalle sagome slanciate di chiese e campanili sotto le quali brulica una città sotterranea fatta di cunicoli, cisterne per la raccolta delle acque e chiese rupestri splendidamente affrescate con capolavori di pittura parietale rupestre di ispirazione latina e bizantina.

Nella Civita svetta, in tutta la sua maestosità, il Duomo. Costruito fra il 1230 e il 1270, è un autentico capolavoro di architettura romanica sulla cui facciata domina lo splendido rosone a sedici raggi. All’interno, diviso in tre navate, lo stupefacente Giudizio Universale, unico frammento giunto a noi dell’originaria composizione pittorica medievale attribuita a Rinaldo da Taranto, l’affresco della Madonna della Bruna del XIII secolo a cui è dedicata la coinvolgente festa popolare che si svolge il 2 luglio, un coro ligneo del 1453, un sarcofago contenente le spoglie di San Giovanni da Matera, il presepe del 1534 di Altobello Persio e Sannazaro di Alessano, oltre a diverse tele, affreschi e sculture di grande pregio.

Un luogo di ispirazione per il cinema

Grandi cineasti e registi, alla ricerca di atmosfere mistiche e orientaleggianti, hanno deciso di ambientare i loro film proprio nei Sassi. Le pellicole La Passione di Cristo (2004) di Mel Gibson, The Nativity Story (2006) di Catherine Hardwicke, Christ the lord di Cyrus Nowrasteh e il colossal Ben-Hur di Timur Bekmambetov (2016) hanno trovato in Matera il luogo perfetto per ricostruire le ambientazioni dell’Antica Galilea. “Per me spirituale corrisponde a estetico, non religioso. La mia idea che le cose quanto più sono piccole e umili, tanto più sono grandi e belle nella loro miseria, ha trovato uno scossone estetico, un’ulteriore conferma”. È Pier Paolo Pasolini che parla così dei luoghi scelti per ambientare molte delle scene del suo indimenticabile capolavoro cinematografico il Vangelo Secondo Matteo (1964).

IL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO: PUNTO DI INCONTRO TRA CIELO E TERRA

Il più grande d’Italia con i suoi 192mila ettari di estensione

Il Pollino è un gigante sotto tutti i punti di vista: per il massiccio da cui prende il nome, il più alto della regione, perché è il parco nazionale più grande d’Italia, perché in esso sopravvive una vera rarità botanica, il pino loricato.

Istituito nel 1993 ed esteso su oltre 192mila ettari di terreno tra Basilicata e Calabria, il Parco costituisce uno scrigno di incredibili bellezze e grandi contrasti paesaggistici che lo rendono uno dei più interessanti e affascinanti patrimoni naturalistici del Belpaese. Il Parco del Pollino ha inoltre ricevuto l’importante riconoscimento di Geoparco in occasione della tredicesima conferenza Europea dei Geoparchi tenutasi a Rokua, in Finlandia nel Dicembre del 2015. La candidatura presentata è stata validata e il Parco è entrato quindi a far parte delle rete europea e globale dei geoparchi.

Le vette del Pollino sono tra quelle più alte dell’interno arco appenninico, molte delle quali restano innevate per gran parte dell’anno. Tra queste Serra Dolcedorme (2267 metri), il tetto assoluto del Parco, il Monte Pollino(2248), Serra del Prete (2181), Serra delle Ciavole (2127) e Serra di Crispo (2053), che insieme costituiscono le più alte quote del Massiccio del Pollino. Dalle alte cime è possibile scorgere, ad occhio nudo, verso ovest le coste tirreniche di Maratea, Praia a Mare, di Belvedere Marittimo e ad est il litorale ionico che si estende da Sibari a Metaponto.  Del Parco fanno parte non solo le grandi cime, ma anche le belle valli solcate da svariati corsi d’acqua. I principali sono: Sinni (97 km), Lao (64 km), Coscile (49 km), Esaro (44 km), Sarmento (36 km), Abatemarco (20 km).

Il pino loricato, sentinella ancestrale del parco

Questo è il regno incontrastato del rarissimo pino loricato, simbolo del Parco e relitto dell’ultima glaciazione che, con le sue forme contorte modellate dal vento, dal gelo e dai fulmini rappresenta un autentico monumento arboreo, capace di sfidare le condizioni più proibitive e i forti venti che sferzano i pendii rocciosi più accidentati delle alte quote. Tutto il territorio del Parco è caratterizzato da una flora e fauna estremamente variegate. Distese multicolori di orchidee, narcisi, asfodeli, genziane, peonie, ginestre: come tappeti introducono ai freschi boschi, habitat ideali non solo per il lupo appenninico ma anche per cinghiali, caprioli, gatti selvatici, istrici, scoiattoli, lontre, salamandrine, gufi reali, picchi neri e gracchi corallini. Più in alto, fra le vette più impervie, vivono aquile reali, capovaccai e lanari, e poi bianconi, nibbi reali, falchi pellegrini, poiane, gheppi che con le loro traiettorie sorvolano uno degli universi botanici più ricchi e vari d’Italia.

Un paradiso per le attività open air

La vastità del territorio offre la possibilità di effettuare interessanti escursioni seguendo diversi itinerari che, oltre a piedi, si possono percorrere in mountain bike, con gli sci da fondo o con le ciaspole e racchette da neve.

Il Parco del Pollino è inoltre molto conosciuto per le sue erbe officinali utilizzate dall’uomo per curarsi, grazie ad un sistema ecologico tuttora invariato che costituisce l’habitat ideale per coltivare le piante medicinali in modo ottimale.

 

Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata
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