Crotone

Crotone, è la più antica della Magna Grecia.

E’ una terra calda e assolata, che dal promontorio sullo Jonio, dove sorge la città capoluogo, si estende sino alle pendici boscose della Sila, nel Parco Nazionale della Calabria e dove nel teatro della quotidianità confluisce l’immenso patrimonio di memorie e culture, eredità secolare di civiltà arcaiche e sofisticate.

Secondo Diodoro Siculo, Kroton venne fondata intorno al 710 a.C. da un gruppo di Achei guidati da un responso dell’oracolo di Delfi e da allora divenne un fondamentale punto di riferimento per l’antica navigazione costiera.
Fu la città più potente della Magna Grecia, superando nei commerci la stessa Taranto, diventando il centro più importante della medicina nella Magna Grecia occidentale, grazie alla prestigiosa scuola medica di Alcmeone ed un luogo di grossi fermenti culturali, ponte tra Oriente e Occidente, per la presenza di uno dei maggiori matematici e filosofi dell’antichità: Pitagora. Kroton era famosa anche per aver superato ogni altra polis greca nel numero di vincitori delle Olimpiadi, tanto che  si diceva: “l’ultimo dei Krotoniati è pur sempre primo tra i Greci”.

La polis greca di Kroton si estendeva su una superficie più che tripla rispetto a quella della Crotone attuale, era completamente circondata da possenti mura, di cui oggi si possono vedere notevoli resti sulla collina di Santa Lucia e l’acropoli, sostituita successivamente dall’abitato romano, era situata sulla collina ora occupata dalla città murata medievale e dal Castello, fatto costruire nel 1541 da Don Pedro da Toledo in difesa dalle incursioni saracene.

Il centro storico di Crotone è oggi ricco di testimonianze dal grande valore artistico e architettonico, come il Duomo, dove si trova la Madonna di Capo Colonna, una tavola d’impronta bizantina che, secondo la tradizione, venne trasportata dall’Oriente nei primi anni del Cristanesimo.

La Chiesa di San Giuseppe offre un pregevole portale e statue lignee risalenti ai sec. XVII e XVIII, la Chiesa di Santa Chiara argenterie del ‘700, mentre nel Museo Archeologico Statale sono conservati reperti di grande importanza, che partendo dalla preistoria illustrano tutto il glorioso passato della città.


A pochi chilometri da Crotone, proteso nel mare sul promontorio di Capo Colonna, si trova invece il reperto simbolo della Calabria Jonica: la colonna del Tempio di Hera Lacinia, colonna dorica unica superstite di un famoso tempio con pitture Zeusi, costruito nel VI secolo a.C. e divenuto il santuario degli Italioti.


La provincia di Crotone

Il maggior centro della provincia, dopo Crotone, è Cirò. Inizialmente sorta sulla sponda del mare, venne progressivamente spinta verso l’interno dalle incursioni saracene, per combattere le quali Andrea Carafa, conte di Santa Severina, nel 1496 edificò il castello dalle altissime mura che oggi domina la città.
La zona più antica del paese si raggiunge varcando la Porta di Mavilia, dalla quale si scorge tutta la maestosità di innumerevoli palazzi, testimoni della grande ricchezza commerciale di Cirò. Meritano una visita il Convento di San Francesco di Paola, fondato nel 1578, la Chiesa di San Giovanni Battista, risalente al XVII secolo e la Chiesa di San Giuseppe, iniziata nel XIII secolo e intorno alla quale sorgeva l’antico quartiere degli Ebrei, la Judeca.
  
Ora si può scendere sino al mare per incontrare Cirò Marina, nel cui territorio dalle antichissime origini si possono ammirare i resti del Tempio di Apollo Alaios, del V secolo a.C., la Torre Vecchia di origine normanna, il Castello Sabatini del XV secolo, il Santuario della Madonna dell’Itria, esistente sin dall’VIII secolo su un’altura che domina la cittadina e i Mercati Saraceni, una suggestiva struttura ad arcate risalente al ‘500, che è stata recentemente restaurata e in estate ospita spettacoli all’aperto.
Cirò Marina è famosa anche al di fuori dei confini regionali per essere la capitale del vino Doc Cirò, celebrato sin dall’antichità e da allora prodotto nelle fertili distese di vigneti che circondano il territorio.

Ripercorrendo la costa verso sud e oltrepassando Crotone, si giunge ad Isola Capo Rizzuto, deliziosa e antichissima cittadina che sorge al centro dell’omonimo Capo, su un pianoro digradante verso il mare.
Tra i monumenti di maggior pregio è il Duomo, costruito tra il ‘500 e il ‘600, che conserva un polittico rinascimentale ed una pala d’altare bizantina del 1200, su cui è dipinta una splendida Madonna nera con Bambino, detta “Madonna Greca”, protettrice della città. Interessante anche la Chiesa di San Marco, con un coro ligneo di scuola napoletana del ‘500, un pulpito ligneo inciso del ‘600 ed una campana bronzea fusa, come dice l’iscrizione, nel 1613.

Lungo la costa si stagliano numerose le torri di avvistamento, mentre nella frazione di Le Castella si trova la maggiore attrazione turistica della zona, un castello aragonese in auge dal ‘500 ma di origini ben più antiche: lo stesso Annibale vi fece edificare la prima torre. Dello stesso colore della sabbia della spiaggia, che si incendia sotto i raggi del sole al tramonto, il castello si adagia su una piccolissima isola collegata alla terraferma, da dove lo osserva la statua di Uccialì, molto cara ai cittadini, raffigurante il leggendario ammiraglio-pirata turco nato proprio a Le Castella.

La costa e il tratto di mare antistanti ai comuni di Crotone e Isola Capo Rizzuto, per una superficie complessiva di 13.500 ettari ed esattamente da Capo Donato a Barco Vercillo, dal 1991 sono divenuti Riserva Naturale Marina, per la storia millenaria, le bellezze paesaggistiche e lo straordinario ambiente sommerso.
La costa calabrese in questo tratto di mare si frastaglia nelle lingue di terra che costituiscono i promontori di Capo Colonna, Capo Cimiti, Capo Rizzuto e Le Castella, lungo 40 km in cui si alternano coste rocciose  a strapiombo sul mare a spiagge basse e sabbiose, ma lo spettacolo più suggestivo è certo quello che si può godere nello scenario sottomarino: immense praterie di Posidonea oceanica costituiscono una vera e propria oasi di vita, mentre sulle rocce si incontrano morbide spugne, ricci di mare e stelle marine a pochi metri d’acqua, ma si possono trovare anche ricche testimonianze archeologiche, in particolare sulle numerose secche, come anfore litiche, colonne marmoree e carichi di navi onerarie di epoca greca e romana.

Per tuffarsi nella Calabria bizantina si può invece raggiungere Santa Severina, uno dei centri storici meglio conservati della regione. In posizione dominante sulla vallata e sul fiume Neto, era già sede vescovile nel IX secolo ed una delle maggiori piazzeforti bizantine in Calabria. Entrando a piedi dall’antica porta medievale, dalla quale si sale al Largo del Campo, si scorge il Castello detto di Roberto il Guiscardo, che con la grande mole domina tutta la città. Tra i numerosi edifici di epoca bizantino-normanna, da non perdere il Battistero bizantino (sec.VII-IX), la Basilica Metropolitana di Santa Anastasia (sec. XIII) e la Chiesa dell’Addolorata (sec. XVII).

Viaggiando attraverso i volti delle numerose culture transitate in Calabria, nell’Alto Jonio Crotonese si incontreranno le comunità albanesi di Pallagorio, San Nicola Dell’Alto e Carfizzi, dove ogni anno si rinnovano le tradizioni e i riti religiosi arbereshe. Gli albanesi, il gruppo più numeroso tra le minoranze etniche residenti in Calabria, giunsero nella regione intorno al ‘500 e ancora oggi conservano usanze antiche e parlano l’arbërëshe, possiedono uno spiccato senso della musica, che si può apprezzare negli struggenti e melodiosi canti corali e sono abili tessitori, arte che dà il meglio di sé nel costume tradizionale (la Troga) delle donne albanesi di Calabria, meravigliosamente colorato e decorato con fili d’oro e d’argento, che conserva ancora lo splendore dell’abito femminile di origine orientale.

RICCHI SAPORI DI MARE E DI TERRA

La gastronomia calabrese  è fatta da una cucina genuina e fantasiosa, in cui i sapori forti e decisi sono il frutto della mirabile mescolanza delle varie culture che nei secoli si sono avvicendate nella regione. Diffusissimo è il peperoncino, crudo, essiccato o macerato nell’olio, che tradizionalmente insaporisce ogni piatto.

Le paste sono fatte in casa e generalmente condite con sughi di carne di manzo, vitello, maiale e agnello, cotte a lungo nelle passate di pomodoro preparate durante l’estate e conservate con olio d’oliva purissimo. Tra i piatti di carne, principalmente cotte nel sugo o arrostite, spicca l’arrosto di capretto, tipico su tutto il territorio regionale.

Il pesce, se sulla Sila è presente spesso con piatti a base di trote e anguille, lungo la costa merita un posto di primo piano: tonno e pesce spada cucinato in mille modi, le fritture di pesce, zuppe, involtini cotti al forno.
Per contorno abbiamo i numerosissimi prodotti dell’orto conservati sott’olio e dall’aroma assolutamente delizioso, oltre a peperonate  e melanzane ripiene che spesso assumono il ruolo di piatto principale.

In autunno è eccezionale la presenza di funghi nei boschi calabresi e sulla tavola non mancano porcini, rositi e mazze di tamburo, preparati arrosto, in umido, con le cipolle o accompagnati dalle squisite patate silane. Sui monti si producono anche numerosi formaggi, come il caciocavallo silano, la giuncata, il butirro, la ricotta vergine e il saporitissimo pecorino. Immancabili, poi, gli insaccati dalla lunga tradizione e dall’altissima qualità: rossi di peperoncino, fanno bella mostra in tavola salsiccia, pancetta, soppressata e capicollo di maiale.

I dolci sono innumerevoli, ma il più caratteristcio è certo la “cozzùpa”, dalla forma umana, di animale, di cestino o di cuore, fatto con una pasta simile a quella delle ciambelle dolci e cotto al forno dopo essere stato guarnito con uova intere fissate da una piccola croce.

In particolare nella provincia di Crotone, marinara e agricola allo stesso tempo, si producono specialità gastronomiche quali la “mustica” o “sardella”, una conserva sott’olio, peperoncino e spezie di sarde appena nate. Caratteristici e succulenti i “cavatelli”, particolari orecchiette fatte in casa, condite con sugo di carne e spruzzati di ricotta stagionata grattugiata.

Il dolce più tipico della zona è invece la “pitta ‘nchiusa”, una pasta sfoglia insaporita dal vino, ripiena di noci, uva passa e canditi, preparata in forma di rosa e cotta al forno o fritta in olio d’oliva.

Infine un capitolo gastronomico importante è costituito dal vino, che nel crotonese vanta vitigni dalle nobili e antiche origini, che producono due vini Doc rossi di grandissimo pregio, il Cirò e il Melissa, insuperabili con gli arrosti di carne.

Il Cirò, in particolare, era considerato il “vino degli Dei” e offerto dopo le gare olimpiche agli atleti vincitori. Ma tutti i vini di Calabria hanno una storia millenaria e oggi la regione vanta altri sei Doc oltre ai due già citati e precisamente il Bivongi, il Crati, il Greco di Bianco, il Lamezia, il Pollino e il Savuto.

 

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