L'area archeologica

L'area archeologica di Agrigento

Le vestigia dell’antica Akragas, superba testimonianza dello splendore di una delle più importanti colonie greche d’Occidente, hanno sempre affascinato viaggiatori ed artisti d’ogni genere, offrendo loro scenografia ed ispirazione per testi letterari e dipinti e per la loro straordinaria importanza sono state inserite nel 1997 fra i beni UNESCO.

La Valle dei Templi, il cui nome deriva dall’alto numero di edifici religiosi raccolti in essa, è la zona più conosciuta e decantata di Agrigento, luogo dove sorgeva l’antica città di Akragas, fondata probabilmente già nel VII sec. a.C. da coloni gelesi. Le rovine più considerevoli sono quelle datate all’epoca di Terone, quando, dopo la vittoria di Imera (480 a.C.) contro l’acerrima rivale Cartagine, Agrigento raggiunse il suo massimo sviluppo economico e culturale e fu frequentata da grandi poeti come Pindaro o offrì la base alla poliedrica attività di Empedocle, filosofo, scienziato e musicista.
Ma nel 406 a.C. essa fu distrutta dai Cartaginesi e venne rifondata da Timoleonte solo nel 340 a.C., raggiungendo nuovi momenti di splendore, che furono però solo preludio di una definitiva decadenza con l’avvento dei Bizantini. Nel IX secolo, dopo la conquista araba, la città vecchia fu abbandonata ed il nucleo urbano si restrinse su una collina soprastante la valle. Nei secoli successivi essa passò ai Normanni, fu nominata diocesi e si arricchì di belle chiese e di notevoli palazzi e monumenti, che continuarono a sorgere anche fra Trecento e Quattrocento, od in seguito fra Seicento e Settecento, testimoniando la fervida attività culturale di Agrigento e facendone un luogo di rara bellezza, oltre che d’ineguagliabile valore artistico.
I grandi templi dorici, sul fronte meridionale delle mura, appartengono ad una grandiosa concezione urbanistica tipica dell’antica Grecia e tuttavia mostrano caratteristiche strutturali proprie delle colonie siciliane, come dimostra il più grande santuario in forma dorica dell’Occidente, il Tempio di Giove Olimpico. Questo immenso edificio, iniziato nel 480 a.C. e mai terminato, presenta numerose singolarità rispetto ai canoni costruttivi dei Greci e una soluzione del tutto nuova dal punto di vista architettonico: i telamoni, colossali figure umane, elementi decorativi e allo stesso tempo partecipi, con le colonne, della funzione portante. Costruito nel periodo più fiorente della storia di Akragas, esso era quasi terminato quando i Cartaginesi presero la città, lo saccheggiarono e ne devastarono l’interno, senza però riuscire a demolirlo; così esso rimase in piedi fino al Medioevo, periodo nel quale cominciò a rovinare inesorabilmente.
Nell’area sacra circostante il Tempio di Giove, dove sono numerose le tracce di antichi santuari e di altri templi spiccano i resti dell’agorà e si distinguono le quattro elegantissime colonne del Tempio dei Dioscuri, realizzato nel V secolo, il più piccolo tempio della collina sacra, la cui bellezza non era però inferiore a quella degli edifici di dimensioni maggiori. Forse il più antico, ma certamente il più celebre dei templi akragantini è quello dedicato ad Ercole (fine VI sec. a.C.), come provano da un lato alcuni caratteri arcaici della costruzione e dall’altro la sua immensa superficie, pari a circa 2000 mq. Di questa imponente meraviglia, posta fra l’altro in posizione spettacolare sopra la Porta Aurea, rimangono purtroppo solo otto colonne, di cui quattro ancora preservano i relativi stupendi capitelli, nonché il basamento ed i resti dell’altare.
Fra le opere più perfette dell’architettura dorica spetta però un posto d’onore al maestoso Tempio della Concordia, il meglio conservato fra tutti i templi greci, anche grazie al fatto che non fu come gli altri abbandonato, bensì utilizzato come chiesa cristiana. Qui troviamo una vasta gamma di sottili raffinatezze che caratterizzano la parte migliore di quello stile, tanto che esso rappresenta un capolavoro assoluto di forme armoniose, evidenti anche al solo osservarne il basamento, le colonne e la trabeazione. Quasi identico a questo tempio è quello di Giunone Lacina che s’erge solitario ed imponente su di un dirupo e che, benché sia in parte crollato nel Medioevo a causa d’un terremoto, conserva ancora molte delle spettacolari colonne con i loro architravi.
Il Tempio di Esculapio, invece, si differenzia dagli altri per l’insolita ubicazione fuori dalle mura, per la peculiare forma e soprattutto per le contenute dimensioni. Non distante, nel cuore della necropoli romana, si trova poi la tomba di Terone, magnifico esempio d’architettura dorico-ionica del III sec. a.C., innalzato molto probabilmente dai Romani i memoria dei soldati caduti durante l’assedio alla città.
Infine, se dalle pendici della collina ci si sposta al centro della pianura in cui sorgeva la città, ci si trova in un’altra zona archeologica ricchissima, all’interno della quale spicca l’Oratorio di Falaride, che prende il nome dal primo tiranno di Akragas, il quale, secondo la tradizione, avrebbe abitato in quel luogo. Si tratta di un edificio molto elegante, risalente al I sec. a.C., eretto nel posto dove i cittadini solevano riunirsi in assemblea, come testimoniano le considerevoli gradinate.
Non lontano da qui è ubicato il quartiere ellenistico-romano, un’area di oltre 10.000 mq. sulla quale si estende il magnifico complesso urbano, straordinario insieme di resti di svariate tipologie, databili fra il V ed il VI sec. a.C.: camminando fra queste rovine i visitatori hanno la possibilità di constatare la perfezione del sistema stradale, così come di ammirare magnifiche costruzioni, fra cui spicca certamente la Casa del Peristilio, con i suoi numerosi pavimenti musivi. Molti ancora sono i siti archeologici che meritano una menzione, quali i resti del Tempio di Demetra e Kore, sui quali fu costruita, in epoca normanna, la chiesa di San Biagio; il Santuario di Demetra, di forme greche arcaiche e presumibilmente adibito ad un culto indigeno pre-greco; i resti dell’imponente Porta I e delle fortificazioni greche; la necropoli cristiano-bizantina e le molte tracce della rete viaria che collegava i templi all’agorà. Infinite meraviglie e curiosità consentono un tuffo in un passato assai remoto, che in questa magica valle può essere colto e quasi “vissuto” in una sconcertante quotidianità, mentre ci si aggira fra inestimabili testimonianze a cielo aperto, situate in una cornice paesaggistica davvero unica.

 

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