Lodi

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Nella Pianura Padana il Lodigiano occupa una stretta fascia di territorio per lo più pianeggiante, delimitato da confini liquidi: il Po e Piacenza a sud, l’Addetta e l’hinterland milanese a nord, il Lambro e Pavia a ovest, l’Adda e Cremona a est. Il territorio un tempo era dominato da acquitrini e paludi, ma grazie alle opere di bonifica degli ordini monastici Benedettini e Cistercensi divenne una terra molto fertile. La sua conformazione e la natura del terreno, favorite da abbondanti acque di irrigazione derivate da fiumi e da numerose sorgive - i fontanili - hanno determinato anche l’attività degli abitanti: l’agricoltura e con essa in particolare la lavorazione del latte e il commercio dei latticini.

Collocata sul colle Eghezzone, lungo la riva destra del fiume Adda, Lodi lega le sue origini alla distruzione della romana Laus Pompeia. Venne fondata il 3 agosto 1158 da Federico I di Svevia detto il Barbarossa e si sviluppò grazie anche al nipote Federico II.
Inizialmente comune ghibellino, nel 1167 aderì alla Lega Lombarda e nel 1176 partecipò alla battaglia di Legnano.
Dal 1251 si susseguirono le signorie dei Vistarini, Torriani, Visconti, Fissiraga e Vignati (che unirono Lodi a Piacenza), finché nel XV secolo Lodi venne assorbita dal Ducato di Milano, risentendo delle guerre con la vicina Repubblica di Venezia.
Nelle età successive Lodi fu sotto il dominio spagnolo, austriaco e francese.
La visita del capoluogo, LODI, costituisce per gli importanti monumenti medievali e rinascimentali che lo impreziosiscono, il momento di maggior interesse di un giro turistico nel lodigiano.
Città collocata sul colle Eghezzone, lungo la riva destra del fiume Adda, Lodi lega le sue origini alla distruzione della romana Laus Pompeia. Venne fondata il 3 agosto 1158 da Federico I di Svevia detto il Barbarossa e si sviluppò grazie anche al nipote Federico II.
Inizialmente comune ghibellino, nel 1167 aderì alla Lega Lombarda e nel 1176 partecipò alla battaglia di Legnano.
Dal 1251 si susseguirono le signorie dei Vistarini, Torriani, Visconti, Fissiraga e Vignati (che unirono Lodi a Piacenza), finché nel XV secolo Lodi venne assorbita dal Ducato di Milano, risentendo delle guerre con la vicina Repubblica di Venezia. Nelle età successive Lodi fu sotto il dominio spagnolo, austriaco e francese.
Testimonianze illustri sono: la Cattedrale (XII sec.), Nel cuore della città è tra le più vaste della Lombardia; il Tempio civico dell'incoronata (XV-XVI sec.), Splendido edificio a pianta ottagonale è uno dei capolavori del Rinascimento lombardo; la Chiesa di San Francesco (XIII-XIV sec.), In stile romanico-gotico ha la facciata incompleta, con bifore a cielo aperto.
Da visitare il Museo Civico, suddiviso in tre sezioni: l'archeologia, la ceramica e la pinacoteca. Il Museo Diocesano di Arte Sacra, raccoglie esempi dell'arredo sacro liturgico del lodigiano, oltre al tesoro di S. Bassiano. Il Museo di Scienze Naturali, un'ampia raccolta di fossili, utensili domestici primitivi e animali vari imbalsamati.
Prodotto tipico della zona è l'ottimo Grana Lodigiano, prodotto in forme ridotte dal peso di circa 25 Kg., Viene stagionato in soli 3-4 mesi esclusivamente per ricavarne la cosiddetta “raspadura”. Si tratta di sottilissime sfoglie di formaggio raschiato dalla forma intera, utilizzando un apposito coltello adoperato con velocità ed abilità da esperti formaggiai.

La sensazione di fare un vero e proprio balzo nel tempo si ha ripercorrendo le vie di LODI VECCHIO, ovvero l’antica Laus Pompeia, l’oppidum fondato dai Celti nel sec. V a.C., divenuto municipium romano nel 222 a.C., Cui venne concessa la cittadinanza latina nell’89 e quella romana nel 49. Sono ancora visibili le tracce dell’antico Foro nell’attuale Piazza S.Maria Nuova. Dalla fine del sec. III vi si diffuse il Cristianesimo: il primo vescovo fu San Bassiano (morto nel 409), festeggiato ogni anno il 19 gennaio come patrono di Lodi.
Dal sec. X i Vescovi furono feudatari della città e del contado. L’inimicizia fra Laus e Milano fu determinata dalla volontà milanese di controllare strade, fiumi e campi: questa sfociò in un primo tentativo di distruzione del centro lodigiano nel 111 e nell’annientamento definitivo subito tra il 23 e il 24 aprile 1158.
Importante è la Basilica di S. Bassiano o dei XII Apostoli (XIII-XIV sec.). Collocata in uno scenario suggestivo, l'interno è in stile romanico con una bellissima facciata in stile gotico in cotto, caratterizzata da bifore a cielo aperto.
Risale al 1885 la ricetta della torta alle mandorle chiamata "Tortionata Lodi". Gustosa e prelibata è esaltata dagli ottimi ingredienti di base: mandorle grezze e burro. Il suo profumo accattivante e la delicata friabilità che ne esaltano il sapore, sono il risultato di una produzione esclusivamente artigianale all'insegna di una buona e genuina tradizione lodigiana.

Tappa obbligata per rivivere l’atmosfera medievale è S. ANGELO LODIGIANO, che deve il suo sviluppo al Castello eretto nel XIII secolo, e ampliato da  Regina Scala, moglie di Barnabò Visconti,  nel 1370. Nel 1452 passò agli Attendolo Bolognini che ebbero il dominio su Sant’Angelo per oltre quattrocento anni.
Il Castello ospita il Museo storico artistico, il Museo del Pane, con oltre 500 forme di pane provenienti da tutto il mondo, ed il Museo di Storia dell’agricoltura, riconosciuto dalla Regione Lombardia come "Ente di ricerca e divulgazione per la bonifica dell'ambiente sotto il profilo dell'aria e del clima".
Da non perdere è sicuramente il tipico formaggio locale "Pannerone", il cui nome trae origine dall'espressione dialettale lombarda "panera" che vuol dire di panna. Formaggio che non subisce alcun trattamento di salatura, peculiarità che gli conferisce un gusto dolce e aromatico con una tipica sfumatura amara. E' un formaggio poco apprezzato dal palato dei consumatori odierni e che sopravvive grazie alla fedeltà di pochi amatori che sanno apprezzare questo originale prodotto.

La cucina lodigiana: origini e tradizioni
A differenza della maggior parte delle cucine regionali, quella lodigiana non trae origine dai piatti di corte e dalle tavole aristocratiche, ma piuttosto dalla sempolicità e genuinità della cucina contadina.
Le ricette per lo più tramandate oralmente di generazione in generazione, sono legate alla terra e ai suoi prodotti.
Il mais: oggi come allora la polenta costituisce uno dei piatti principali; la cucinavano dal lunedì al sabato in ogni modo, con i fichi, le pere cotte e l’olio di mais. Ancora ingrediente di piatti unici, ora si accompagna a carni e formaggi soprattutto nella stagione fredda.
Il latte: fiumi di latte uscivano ed escono dalle cascine, per diventare formaggio, nel segno della grande tradizione padana, ma anche burro, che era parte integrante del salario dei mungitori e dei bergamini.
Nella varietà dei formaggi lodigiani il posto d’onorre spetta senz’altro al mascarpone che in cucina viene utilizzato nelle minestre e nei secondi piatti, ma soprattutto nei dolci.
Altro ingrediente-principe per la preparazione di piatti prelibati, ottimo anche gustato da solo, è il formaggio Grana Padano in tutte le sue varianti, tra le quali si ricorda la “raspadura”, ricavata lamellando la superficie di una forma di grana giovane e servita come antipasto - si consiglia di gustarle con le mani.
Le carni: insaporite e cucinate utilizzando ancora una volta il latte e is uoi derivati, sono tutte presenti nei menu tipici lodigiani: il pollame, la faraona, il maiale e gli insaccati vengono preparati in molte varietà di modi.
Il pesce: nelle trattorie lungo l’Adda sostiene un ruolo primario, fritto, ma anche cucinato con altri ingredienti che ne impreziosiscono e ne esaltano il gusto. Anche le rane resistono in tavola: preparate in guazzetto, col sugo di pomodoro o fritte.
I dolci: molte pasticcerie di Lodi e del Lodigiano lavorano ancora artigianalmente, senza aver dimenticato i valori tradizionali. Così la Tortionata, o “Turta de Lod”, che trova una diversa qualificazione geografica nella “Turta de Casal” preparata a Casalpusterlengo, è della famiglia delle “sbrisolone”, quindi friabile. Anche nel momento del dessert il mascarpone diventa ingrediente fondamentale nella preparazione di creme da gustare da sole o accompagnate ad altri dolci.
I vigneti: nelle colline tra San Colombano e Graffignana si vinificano bianchi, rossi e rosati, detti di San Colombano, ma meglio conosciuti per le etichette dei produttori.

 

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