Adamello Brenta

Parco Adamello-Brenta

Non tutti i laghi sono blu cobalto, azzurri o celesti.

Non tutti i laghi riflettono quello che sta fuori, alcuni sono specchio di se stessi, di ciò che custodiscono, perché a volte nelle loro acque cullano un segreto. Tovel è uno di questi, lago d’origine glaciale e scrigno prezioso di un fenomeno unico, perché le sue acque in estate si possono tingere di un rosso intenso tanto inquietante quanto affascinante; tutto questo a causa di una piccola alga dal nome latino, “glenodium sanguineum”. Non è difficile immaginare quello che deve essere  stato lo stupore e forse anche lo sgomento di quelle genti primitive dell’epoca della pietra che hanno abitato queste valli in tempi lontanissimi, nel vedere quell’ azzurro incantevole trasformarsi in una inquietante distesa rosso sangue. Questo fenomeno accade dal 1964 purtroppo con minore intensità, probabilmente a causa di condizioni climatiche che impercettibilmente ma inesorabilmente sono mutate nel corso degli anni. Ma non è detto che le  cose non cambino di nuovo, e che le acque del lago risplendano di nuovo vestite di un mantello color rubino. Proprio per preservare questo ed altri delicati equilibri il Parco dell’Adamello-Brenta, la più estesa area protetta del Trentino occidentale, compresa tra Valle di Non, Giudicarla e Val Di Sole è cullata dalle ampie braccia di due balie dolomitiche, Il gruppo delle Dolomiti di Brenta e il massiccio dell’Adamello.
Incantevoli ed incantate le valli che si incontrano, di San Valentino e Val Genova, nella quale si sussurra nelle sere d’inverno, quando la neve ovatta tutti i suoni e la gente sta in casa al caldo a ricordare, che i Vescovi del Concilio di Trento avessero confinato streghe bellissime dagli occhi fiammeggianti, e che quei macigni ai quali alle volte gli escursionisti si appoggiano stanchi e di cui appena notano le protuberanze quasi umane, altro non siano che fattucchiere tramutate in roccia, come di roccia era, così si dice, il loro cuore.
Ma gli itinerari da percorrere, oltre al sentiero di Tovel che permette di compiere il periplo del lago per avvicinarsi a questa natura sorprendentemente rigogliosa sono numerosissimi, e meritano qualche giorno almeno per apprezzare il fascino di una montagna che non è mai uguale, per lasciarsi convincere, mentre il sentiero si snoda coperta da aghi di pino, tra rami ossuti che filtrano una luce irreale, tra lepri, scoiattoli e tronchi nodosi, che per una volta alle favole si può anche credere. Allora si capirà il perché di quei fruscii tra gli abeti altissimi, e non ci sorprenderà guardando con occhi diversi un guizzo argenteo nel lago che potrebbe essere una trota, o forse no, chissà.
Da Tovel ci si può dirigere attraverso un itinerario interessante alla volta di Madonna Di Campiglio, anche se curiosa tappa d’obbligo potrebbe essere il sentiero che porta al larice più vecchio della regione, perché 800 anni non sono pochi nemmeno per una pianta, soprattutto considerando che i Trentini sostengono che il larice non abbia quasi mai lunga vita per via di un’antica maledizione.
Anche personaggi storici celebri hanno trascorso su questa vette momenti indimenticabili. Sul monte Spinale, in un punto panoramico, un’iscrizione ricorda uno dei luoghi prediletti della principessa Sissi, e il sentiero degli Orti della Regina, che da lei presero il nome, sono un vero giardino botanico che ancora risuona dell’argentina risata della consorte di Franz D’Austria.
Accompagnati dal profumo persistente del pino Cembro, albero che è sopravvissuto alle glaciazioni, si percorre il sentiero affascinante dei Cinque laghi, che sfioreranno le corde più sensibili del vostro animo prima di lasciarvi proseguire oltre, magari alla volta del sentiero circolare che in circa cinque ore di marcia da Busa delle Vacche porta ai laghi di San Giuliano, una volta uniti, ora separati da un deposito morenico. Qui, a 1900 metri si innalza fiero il santuario dedicato al santo che, giunto in vetta per espiare i peccati, fu raggiunto dai nemici e gettato nel lago in una botte piena di serpi velenose e di sassi, e ne uscì illeso, miracolosamente vivo; per questo si parla delle proprietà dei sassi di san Giuliano che proteggerebbero dalle vipere

Un parco…speciale.

Forse vi capiterà di incrociare una marmotta, animale grazioso che non disdegna di avvicinarsi all’uomo, abitatrice dei valloni e delle alte pietraie che con il suo grido annuncia i pericoli. Raramente vi capiterà di scorgere uno degli orsi bruni che il parco ha deciso di trasportare dalla Slovenia per ripopolarlo della specie. Recentemente c’è stato un nuovo arrivo che va ad aggiungersi ai circa quattro orsi bruni già presenti nella speranza che si riproducano. Goffi ma agili come solo gli orsi sanno essere, ghiotti del buon miele della zona –e come dar loro torto?-si sono adattati perfettamente all’ambiente.
Ma il Parco, oltre ad un patrimonio naturalistico importante, riflette anche una porzione di storia italiana molto rilevante, teatro delle battaglie alpine della prima guerra mondiale.Il sentiero della pace, emblematicamente percorribile in ogni stagione,in varie tappe sfruttando bivacchi ed alberghi  è una delle tante iniziative del parco che lo rendono particolarmente interessante ed adatto ad ogni esigenza in ogni tipo di stagione. Il sentiero è lungo più di quattrocento chilometri, ed è il tratto trentino del più lungo sentiero d’Italia.Tale e protratta fu la presenza degli eserciti che ancora oggi sommozzatori esperti del gruppo “Angeli Neri” hanno rinvenuto in molti laghetti uniformi e maschere antigas.
In val D’ambiez gli appassionati di speleologia, al seguito di guide esperte possoo visitarela grotta di Collalto con i suio vasti saloni, immaginarie sale da ballo di antichi giganti le cui pareti ancora forse ricordano suoni di flauti e di violini, mentre sono praticabili anche sci nelle stazioni più rinomate come Madonna di Campiglio con la pista mondiale Tre 3 e fondo, trekking e mountain bike, pesca sportiva a seconda delle zone, pattinaggio sul ghiaccio nelle aree attrezzate.

Gastronomia
Consigliabile a tutti un trekking gastronomico per assaggiare i prodotti del Parco nelle malghe e nelle baite delle zona. I formaggi regnano sulle tavole imbandite con gusto ed allegria, e tra essi spiccano la spressa della valle di Borzago, molto digeribile e dalla crosta piuttosto consistente. Anche i salumi sono deliziosi e dal sapore intenso utilizzati nella preparazione del tipico banale, con le ciuighe, insaccati di maiale con rape e spezie. Numerosi gli ottimi salumi di selvaggina, dal sapore squisito,come la mocetta.
Ma dato che nel Parco c’è spazio per tutti,  anche gli amanti del pesce potranno gustare piatti deliziosi come il delicato salmerino, e i tegami della nonna appesi a ganci nelle cucine non si limitano certo a fare bella mostra appesi ad un chiodo, ma si potrebbero definire “ingredienti” basilari nella preparazione di brò brusà, brodo bruciato servito con una zuppa insaporita da farina abbrustolita in pentole tradizionalmente di rame.
Non si può certo dimenticare la Polenta preparata con grano di tipo marani o la taragna con burro fuso e selvaggina.

 

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