Enna

Enna, la città inespugnabile

Eccoci in una città orgogliosa e indomita, con un passato intessuto di tenaci resistenze e gloriose rivolte contro i soprusi della tirannide, favorite da una posizione strategica privilegiata, senza alcuno sbocco sul mare. Il primo episodio parla di ribellione alla schiavitù: quella di Euno il Siro, un prigioniero di guerra che riuscì ad opporsi allo strapotere di Roma, proclamandosi re col nome di Antioco e restando al potere per tre anni. L’impresa di Euno passò alla storia, così come altri importanti avvenimenti, quali l’incredibile tradimento di un bizantino ai danni del suo popolo che consentì alle truppe musulmane di impadronirsi della città nell’859 d.C.
Un altro atto di opposizione avvenne durante la rivolta dei Vespri Siciliani (1282): l’orgoglioso popolo ennese si ribellò e arrivò a trucidare il governatore della città Enrico Montpellier, reo di aver insidiato una donna del posto. Amore, tradimento, guerra ed epiche resistenze sono gli ingredienti ricorrenti del vissuto di questa città d’impianto medievale, emblematicamente rappresentati dal Castello di Lombardia. Esso esisteva da tempo immemorabile, ma fu Federico II di Svevia a capirne l’importanza strategica e ad espanderlo secondo un progetto da lui stesso concepito. L’antica imponenza è percepibile nei resti delle venti torri progettate dagli architetti svevi, anche se solo la Torre Pisana è rimasta perfettamente integra. Ma l’abile falconiere Federico volle anche costruirsi una funzionale residenza di caccia a pianta ottagonale, che oggi svetta sull’altro versante del colle.
Questi gli avvenimenti e le memorie storiche. Ma in questo territorio caratterizzato da estesissime campagne dalla spiccata vocazione cerealicola, aleggiano anche suggestive leggende, che parlano dei cicli naturali, dell’alternarsi delle stagioni e della fertilità della terra.
Vicinissimo ad Enna, c’è il lago di Pergusa, che costituisce l’unico ambiente lacustre della Sicilia assolutamente naturale e dunque un bene dall’inestimabile valore scientifico e paesaggistico. Qui l’atmosfera è sempre un po’ incantata, sia perché le acque si tingono periodicamente di un inquietante colore rosso rubino quasi fossero insanguinate, sia perché questo fu il luogo dove “il più antico mito. Della madre terra, della natura che muore e che risorge” collocò il ratto di Proserpina. Tra il verde degli eucaliptus e dei pini, la figlia della dea Cerere venne un giorno rapita da Plutone che, trascinandola nel terribile ed oscuro mondo degli Inferi, ne fece la sua sposa, scatenando l’ira della madre, protettrice delle messi. Si narra che fu Trittolemo, il figlio del re di Eleusi, a rivelare a Cerere la via dell’Ade. L’instancabile dea si placò solo quando venne stabilito che Proserpina avrebbe trascorso sotto terra i tre mesi invernali (quelli di stasi vegetativa dei campi), mentre sarebbe potuta ritornare sulla terra dalla primavera all’autunno, portando il risveglio della natura.

Non lontano dalle pendici del lago, sorge Cozzo Matrice, l’antico sito archeologico di Enna, laddove l’incontro tra la civiltà sicana prima e sicula poi con le popolazioni greche, dette vita a forme di sincretismo sociale, culturale e religioso. Qui si possono ancora rinvenire i resti di un muro di fortificazione, di alcune capanne risalenti all’età del rame e di numerose tombe appartenenti a una necropoli rupestre.
Dall’antichità al passato più recente, dalla mitologia alla devozione religiosa, il passo è breve. Scendendo verso il centro città, si incontra il Duomo o Chiesa Madre di Maria SS. Della Visitazione. Esso porta l’impronta della regina Eleonora d’Angiò, la determinata moglie di Federico II per volere della quale fu eretto il monumento sacro. Esso fu distrutto da un terribile incendio nel 1446 e poi ricostruito. All’interno si potranno ammirare un meraviglioso soffitto ligneo, unitamente a preziose decorazioni e opere d’arte.
La visita alla Cattedrale può situarsi a metà strada tra due interessanti musei che la precedono e la seguono nell’itinerario, rispettivamente: il museo Alessi, ad essa adiacente, che custodisce il tesoro della Madonna della Visitazione, tra cui spicca una corona aurea della Vergine tempestata di gemme preziose; all’interno è inoltre ospitata una pregevole pinacoteca, oltre ad una collezione di monete di epoca punica e greca. Attraversando invece la piazza antistante il Duomo, si incontra Palazzo Varisano, uno dei pochi palazzi patrizi di Enna scampato alla demolizione o alla menomazione, proprio perché divenuto sede del Museo Archeologico regionale. Meno fortuna ha avuto invece Palazzo Pollicarini, che ha mantenuto integre solo la corte e l’ala destra.     
Altre chiese si potranno incontrare lungo il percorso, tutte meritevoli di una visita, tra cui la secentesca di Santa Chiara, quella di San Marco, quella di S. Michele Arcangelo, del SS. Salvatore, di S. Francesco da Paola, di San Giuseppe, a testimonianza del fortissimo sentimento religioso degli ennesi che si rivela anche nelle processioni della Settimana Santa e nella Festa del due Luglio, che celebra il culto della Vergine che andò a sovrapporsi e a sostituirsi agli antichi culti cerealia in onore della dea Cerere.
Una volta che ci si sarà lasciati completamente conquistare dal fascino della città che Livio definì “inespugnabile”, quell’Umbilicus Siciliae sorta nel cuore topografico dell’isola, ci si potrà avventurare alla scoperta dei dintorni, rivelatori di insospettabili analogie.

Aidone
A 35 km a sud di Enna, sorge Aidone, un’incantevole cittadina che profuma d’antico così come antiche sono le sue origini, risalenti pare all’undicesimo secolo. Se capitate da queste parti intorno al 1° maggio, potrete restare sbalorditi dinanzi alla vista di migliaia di persone che raggiungono Aidone a piedi e spesso scalzi. Si tratta del suggestivo pellegrinaggio in onore di San Filippo Apostolo, il santo “nero” nella Chiesa di Santa Maria La Cava. Da visitare sul posto i resti del Castello normanno, la villa comunale, il Museo Archeologico, oltre a numerose chiese e chiesette come quella di San Leone, la Chiesa Madre, quella della Madonna delle Grazie, quella di Sant’Antonio Abate, quella cinquecentesca di Sant’Anna.

Sperlinga
Quod Siculi placuit sola Sperlinga negavit”, la sola Sperlinga negò ciò che piacque ai Siciliani. Questa inquietante frase, di ascendenza quasi dantesca, scritta sull’arco del vestibolo del Castello di Sperlinga accoglie il visitatore che si appresti ad entrare. Una dichiarazione emblematica, che suggerisce la posizione strategica e l’assoluta inespugnabilità della rocca, dove si asserragliò una guarnigione di francesi quando nel 1282 a Palermo divampò la rivolta dei Vespri Siciliani contro gli Angioini. Per circa un anno i francesi rimasero tra le mura aiutati da alcuni signori locali. Quel mitico assedio entrò subito nella storia e nelle leggende siciliane.
Il fianco del castello da cui si svolge il paese con le case e le strade scavate nella roccia, si presenta punteggiato da una serie di grotte artificiali create dall’uomo molti secoli fa e divenute oggi un museo etno-antropologico.
Da vedere inoltre la Chiesa Madre, la chiesa della Madonna della Mercede e infine il Bosco di Sperlinga, un’area protetta di grandissimo interesse naturalistico.

Nicosia
Eccoci nella città “dei 24 baroni”, così chiamata per i numerosi palazzi nobiliari che arricchiscono il suo tessuto urbano. Il miglior panorama di Nicosia si gode dalla Chiesa del Santissimo Salvatore, posta in posizione solitaria e suggestiva su un precipizio di arenaria. La vista d’insieme suggerisce l’idea di una città raffinata ed elegante, ma la sua armonia e al contempo lo splendore delle forme appariranno con chiarezza aggirandosi tra le sue vie, visitando il Palazzo di Città, oppure il maggior motivo di richiamo turistico del luogo, l’antico tetto dipinto della Cattedrale di San Nicola.

Piazza Armerina
A poca distanza da Enna, sui Monti Erei, sorge Piazza Armerina, una graziosa cittadina dominata dal Castello Aragonese e dalla Cattedrale dedicata alla Vergine Assunta. Ma la vera sorpresa la si scopre allontanandosi di un paio di chilometri dal centro cittadino, dove, in una piccola e verde valle, sorge la Villa Romana del Casale, il più grandioso esempio dell’alta architettura romana. Colpisce lo splendore dello stile, profuso nelle sale, nelle terme, nei cortili del maestoso edificio. I pavimenti a mosaico sapranno sorprendere in modo non facilmente descrivibile a parole: celebre e curioso quello delle dieci ragazze in bikini, ma interessanti anche le scene di caccia e di pesca, ricche di figure di animali selvaggi insieme a nobili e illustri patrizi.

A TAVOLA NEL “GRANAIO DEI CESARI”
La cucina ennese non può prescindere dall’immagine dell’entroterra siciliano consegnata dalla storia, quella di un vastissimo territorio privo di vegetazione ma completamente ricoperto di grano. Infatti, nella terra legata al culto della dea Cerere, non poteva mancare una grande varietà di pane e di prodotti di campagna. Il pane, a cui è dedicata anche “La festa del Grano”, si presenta insaporito di semi di giuggiulena (sesamo) o paparina (papavero coltivato), ma quello più tradizionale è basso e cotto a legna, la guastedda, che appena sfornata viene generalmente condita con olio d’oliva, sale e pepe, oppure viene servita con ricotta fresca.
La cucina dell’“Umbilicus Siciliae” è ricca di sapori intensi e tipicamente mediterranea. Tra i primi piatti, spicca la pasta fatta in casa, spesso all’uovo. Questa può essere lunga (come i maccaruna ‘cu u purtusu) oppure corta (come i cavatiddi), e condita a seconda dei gusti con sugo di maiale, legumi, cavoli e patate; oppure incaciata, con cavolfiore, pinoli, uva passa e cacio cavallo o ancora con ricotta e mazzareddi (un’erba selvatica).
I mazzareddi insieme con le fave novelle possono essere anche gli ingredienti di saporite frittate, da servire come antipasti o secondi piatti, in alternativa alle carni di coniglio selvatico, agnello o capretto cotte al forno. Tra i secondi, ricordiamo anche il “falsomagro”, un piatto tipico a base di vitello, la salsiccia secca (probabilmente l’unico insaccato della zona) e i formaggi, come il pecorino, la tuma, la ricotta o lo scafazzuni, un tomino tipico della colazione dei pastori.
La ricotta e la mandorla dominano nei dolci, che sono spesso legati a ricorrenze e festività: la pignolata di Carnevale, i cannateddi di Pasqua, i mastazzola della Madonna del 2 luglio, i vuccidata di Natale, oltre a torrone, mostarda di fichi d’india e biscotti ditelli.
Il ricco pasto può essere ottimamente accompagnato da eccellenti vini rossi da pasto, prodotti nell’entroterra ennese.

 

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