Campobasso

Campobasso e dintorni

Scriveva Francesco Jovine nel suo “Viaggio in Molise”: “Campobasso è venuta su lentamente… risultato di un’aspirazione corale di tutti gli abitanti delle terre che l’hanno vista nascere…”.

Il capoluogo è immerso nella campagna, al centro della fertile regione tra il corso del Biferno e i monti del Sannio.
Terra antica, che reca tracce di insediamenti preistorici, terra di passaggio, attraversata da pecore e pastori che percorrevano i tratturi fermandosi negli stazzi, si rifocillavano nelle taverne, pregavano nelle minuscole chiese, vendevano i loro prodotti nelle fiere locali.
Terra che riscopre oggi il suo paesaggio incontaminato, aria ed acqua pura, prodotti genuini e silenzio.
La città vecchia, di aspetto medioevale, con le strette stradine e scalinate, sorge alle pendici del colle, dominata dal Castello Monforte. Misterioso ed affascinante, eretto sulla cima del monte Sant’Antonio e risalente all’epoca longobarda, fu ricostruito nel 1459 dal conte Nicola II dei Monforte-Gambatesa. Fu proprio l’ambizioso conte a dotarlo di un ponte levatoio, del quale restano visibili il muro di appoggio, il fossato e gli ancoraggi delle catene di sollevamento. I quattro angoli del mastio sono sorretti da torrioni ed il quinto, la Torre Terzana, è posto vicino alla Chiesa di San Bartolomeo. La chiesetta romanica, composta da tre navate ad archi poggianti su semplici e graziosi pilastri, reca scolpita sulla facciata una lunetta centrale, decorata dall’antica immagine di San Giovanni evangelista.
A difesa del castello e del nucleo cittadino, il conte Cola edificò due ordini di mura delle quali sopravvivono alcuni tratti visibili in via del Castello e in via Marconi. Sei le antiche torri che vigilavano le principali porte d'ingresso alla città, collocate nelle vicinanze delle maggiori chiese del borgo antico, dalle quali spesso prendevano il nome: Sant’Antonio Abate, San Nicola, Santa Maria della Croce, San Leonardo, Porta Mancina e San Paolo.
Merita una visita San Giorgio, risalente al secolo XII. Non soltanto è la chiesa più antica della città, ma sul portale spiccano la lunetta con l’agnello crucifero, simbolo del romanico molisano, ed un delicato rosone.
La Cattedrale e la chiesa di Santa Maria del Monte, costruita sulla vetta del monte Sant’Antonio, di fronte al castello, sono decorate da affreschi di Amedeo Trivisonno, artista novecentesco, originario di Campobasso, che nella pittura sacra raggiunse i più elevati livelli espressivi.
Dal corso cittadino in cui si svolge il passeggio ai primi campi seminati il tratto è breve, e gli abitanti conservano un rapporto strettissimo con la terra e con le tradizioni.
Durante la festa del Corpus Domini vengono portate in processione le caratteristiche “macchine”, strutture di ferro settecentesche al cui interno prendono posto persone in costume, quadri viventi, a rappresentare episodi religiosi e vite di santi. È la “Sagra dei Misteri”, una delle manifestazioni popolari più radicate nell’animo, uno dei momenti più significativi della storia dell’intera regione, anello di congiunzione tra passato, presente e futuro. Forma di espressione ricca di pathos, dove il dialogo è fatto di gesti, di sguardi, nella quale angeli, démoni e madonne, avvolti da abiti sontuosi, si muovono al ritmo lento dei portatori, e lo spettatore si trova immerso in una dimensione sacrale, profonda e toccante.
Sono numerosi gli itinerari che dal castello conducono ai piccoli centri e cittadine circostanti, raccogliendo veri e propri tesori spesso ignoti al turismo di massa.

Bojano
Alle sorgenti del fiume Biferno, sulle pendici del monte Crocella, sorge l’antica Bovianum, capitale dei Sanniti, popolo nato da un ramo “sacro” delle genti sabine.
Punto di partenza per le escursioni al massiccio del Matese, Bojano reca resti di mura megalitiche, tratti di strade lastricate d’epoca romana ed i ruderi di un castello longobardo, dal quale si gode di una meravigliosa vista sulla vallata.
Frammenti di opere romaniche si trovano presso la Chiesa di Sant’Erasmo, elementi scultorei con figure umane, utilizzati per realizzare le monofore che si aprono lungo la parete principale.

Ferrazzano
Inerpicato su di un colle, a pochi chilometri da Campobasso, il paesino di Ferrazzano è sorto grazie all’opera di fortificazione sannita. Il borgo offre suggestioni e silenzi, una caratteristica piazzetta in cui la chiesa, dedicata a Santa Maria Assunta, conserva il portale romanico ed è ornata da eleganti capitelli con elementi vegetali; è ingioiellato dal Castello Carafa, maniero di epoca medioevale, protetto da due solidi torrioni circolari e decorato da una incantevole corte interna rinascimentale. Dal belvedere lo sguardo spazia verso l’orizzonte, ad abbracciare le scure pinete e i secolari querceti.

Colletorto
Dominato dalla torre circolare, oggi emblema del paese, fatta erigere dalla regina Giovanna I d’Angiò, a difesa della valle del fiume Fortore, Colletorto è situato sulle colline orientali della regione. Nella parrocchiale di San Giovanni Battista, si ammira una pregevole tela: la “Madonna del Purgatorio” di Paolo Gamba, e due statue dello scultore napoletano Colombo.
Nella parte alta del paese, la chiesa di Sant’Alfonso dei Liguori è ricca di opere barocche attraverso le quali Gamba esprime l’intensa carica drammatica legata alla passione e morte di Cristo. Presso il Municipio cittadino - l’antico castello di pianta quadrangolare - sono conservate quattro tele su fondo scuro, raffiguranti le allegorie delle stagioni, ancora attribuibili all’artista molisano.

Larino
Adagiato su di una collina, nel cuore del basso Molise, a 360 mt. sul livello del mare, il paese fu fondato probabilmente nel XII secolo a.C.
L’attuale centro storico è di epoca medioevale, perfettamente conservato in più punti.
Ricchi di fascino i mosaici policromi, scoperti nell’area urbana e conservati nel Palazzo Ducale; degno di attenzione l’Anfiteatro Romano, riportato alla luce negli ultimi anni.
Il Duomo romanico spicca semplice e prezioso: il portale gotico massiccio e imponente, la facciata delicata sulla quale il rosone pare una trina ricamata.
Larino oggi è uno dei centri più importanti e popolosi dell’intera regione, dove la fiorente agricoltura e l’industria in crescita guardano al futuro.

Termoli
Varcando la porta del Borgo Antico, raccolto sul piccolo promontorio, percorrendo lentamente le viuzze e la suggestiva passeggiata lungo le mura, attraversando i portici dove il respiro del mare sale ad ondate, esplorando le minuscole piazze che bucano le case, addossate le une alle altre, sembra quasi che il tempo si sia fermato.
La Cattedrale sovrasta la piazzetta principale con le forme morbide ed eleganti, plasmate dal vento marino. La costruzione delle prime mura, risalente al 575 d.C., si basa sulle rovine di un tempio pagano: filo rosso di profonda religiosità.
Adiacente ai bastioni, ad est del borgo, sorge l’educandato nel quale Francesco Jovine, nato nella vicina Guardialfiera, immaginò l’Istituto dove studiava Antonietta Di Risio, protagonista della sua “Signora Ava”.
I muraglioni dei contrafforti che cingono il Borgo Antico si ergono a picco sul mare, antichi portali in pietra arenaria decorano le vie e il porto sottostante brulica di attività e intensi colori.
Domina il paesaggio il Castello, voluto da Federico II, la torre alta sul mare, mentre ad oriente affiora dall’acqua l’arcipelago delle Isole Tremiti.
Pur conservando i tesori del suo passato, Termoli è una città dinamica e in espansione, il più importante centro balneare della costa adriatica da Vasto al Gargano.
 
Ristoro alle falde del Monforte
Un tempo i luoghi di accoglienza erano collocati lungo le mura di cinta cittadine per rifocillare, nei giorni di mercato, contadini e pastori. Oggi le antiche strade ospitano osterie e cantine che conservano le usanze passate. La gastronomia rivela nei piatti le diverse abitudini, stratificate nei secoli, portate dalle famiglie immigrate che giungevano dai paesi circostanti.
Una cucina legata alla terra: grano, ortaggi genuini ed acqua purissima, preparazioni semplici e rispettose della tradizione, nella quale ogni piatto è il prodotto del suo tempo.
Festività ed usanze, riti stagionali e superstizioni come la “Tavola di S. Giuseppe”: un’antica devozione che nel giorno del santo riuniva intorno ad un pranzo di ben tredici portate i poveri del luogo che raduna oggi l’intera comunità.
Antipasti stuzzicanti a base di ulìe, sfizie e passatiempe, semplici ma esaltati dal gusto dell’olio extravergine molisano. Caponate estive dal brillante color arancio, taralli cosparsi da alici e pomodori; frittelle di baccalà, presentate alla vigilia di Natale, nelle quali il pesce spellato e ridotto a sfoglia viene fritto insieme ai fiori di zucchine e alle cime di cavolfiore.
Piatti rituali quali la Farinata de Sante Paule, con zucca, farina gialla e bollito di carne di maiale, cucinata il 25 gennaio a ricordare la “Conversione di San Paolo”; o i Cavatielle e carne e puorche, nati in onore di Sant’Antonio Abate e consumati vicino al fuoco beneaugurante insieme alle fave lesse.
Primi piatti in cui la pasta, regina della cucina campobassana, si sposa a legumi e verdure degli orti: Taccozze e fagioli, Crioli alla campuasciana e Sagnetelle e ceci.
Tra i secondi troviamo il piatto tradizionale della Pasqua, a base di carne e frattaglie d’agnello, mollica di pane, uova e ortaggi: Casce e ova.
Le interiora vengono utilizzate largamente in insalate di trippa, nei classici torcinelli e nell’allullera: ventre di agnello, ripieno di un composto di interiora, uova e formaggio, aromatizzato con erbe campestri.
Bocconotti dolci, ripieni di marmellata, e canciune, con un morbido impasto di ceci aromatizzati dal Milk, il liquore tipico, sono alcuni esempi della ricca pasticceria locale, arricchita dai rosoli preparati secondo le antiche ricette.
I latticini freschi, il pecorino, le famose mozzarelle, gli insaccati, le carni tenere d’agnello e capretto, i tartufi e i funghi, le fragole e le more, le sorbe e la gustosa mela Limoncella, sono i prodotti che il paese generosamente offre.
Le terre molisane sono il luogo ideale per gustare vini “sciolti” e sinceri. I vigneti, esposti al sole delle colline campobassane, producono un nero corposo, la Tentiglia, e un bianco detto Bombino.

 

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