Siena

Siena

Nel cuore della campagna toscana, sprofondata in una conca verde circondata da dolci colline a circa 60 km. da Firenze, Siena è una tipica città medievale, forse la città medievale meglio conservata di tutta Italia.
Noi oggi sappiamo che le sue origini risalgono al periodo etrusco, grazie ai numerosi scavi archeologici degli ultimi decenni, ma nel medioevo non si sapeva nulla dell’antico passato della città e così i suoi abitanti si divertivano a creare mitiche leggende sulla sua fondazione.
Secondo una leggenda dalle pretese storiche, il condottiero gallico Brenno, ritirandosi da Roma, lasciò qui i vecchi e gli infermi, in latino “senes”, da cui deriverebbe il nome di Siena.
Ma la leggenda più pretenziosa, in quanto identifica la città come discendente di Roma, è quella secondo cui Senio e Aschio, i figli di Remo, per sfuggire alle ire dello zio Romolo che aveva ucciso il loro padre (Romolo e Remo sono i due gemelli leggendari fondatori di Roma), fuggirono da Roma su due cavalli, uno bianco e uno nero, e giunti in una verde zona caratterizzata da felici colli, fondarono una città che prese il nome dal fratello maggiore: Senia, che divenne Siena.
Questa leggenda spiega le numerose statue raffiguranti la lupa che allatta i gemelli Romolo e Remo disseminate un po’ ovunque nella città ed è anche all’origine dello stemma simbolo di Siena, una balzana bianca e nera che riprenderebbe i colori dei due cavalli di Senio e Aschio.

In realtà Siena fu fondata nel 29 a.c. dai Romani, al tempo dell’imperatore Augusto, sopra il luogo dove una volta sorgeva un insediamento etrusco, ed era conosciuta come la colonia romana di Julia Saena. Del periodo romano purtroppo non è rimasto praticamente nulla, mentre i resti etruschi al contrario sono numerosi.
In effetti il legame di Siena con il suo passato etrusco è piuttosto evidente, basta notare la primitiva pianta della città che ha la caratteristica forma circolare delle città etrusche; inoltre nella lingua etrusca Sienna significa “la città di questa regione”, ovvero la città che il popolo etrusco fondò in questa zona, etimologia sicuramente molto più significativa e verosimile di quelle descritte nelle leggende.
I numerosi reperti archeologici appartenenti a questo popolo e trovati nel territorio senese sono oggi conservati nel museo della Fondazione Etrusca, che ha sede nel castello di Spannocchia, non molto lontano dalla città.
La Fondazione Etrusca, fondata nel 1958, è un’organizzazione pubblica che si propone di supportare lo studio della storia e dell’archeologia degli Etruschi, che dominarono la penisola italiana dal XI al I sec. a.c.; nell’ampio palazzo di Spannocchia dove ha la propria sede, la Fondazione ospita una biblioteca di circa 1000 volumi, un laboratorio di archeologia, aree destinate alla conservazione dei reperti trovati durante gli scavi e soprattutto un vasto museo dove sono conservati i manufatti etruschi ritrovati nella zona senese.

Il Medioevo
Conosciuta ormai come la città italiana medievale per eccellenza, la meglio conservata di tutta la penisola con i suoi severi edifici in tipico mattone rosso che la distinguono da tutte le altre città della toscana, Siena visse il suo migliore periodo proprio nel Medioevo.
In questo periodo Siena era una vera e propria metropoli che attirava gente da tutta Italia e da tutta Europa, sia per la fiorente attività commerciale dei suoi abitanti ma soprattutto perché la città si snodava lungo la via Francigena; questa strada, che risale all’anno 1000, nel Medioevo era utilizzata da migliaia di pellegrini che si recavano a Roma dal nord Europa o viceversa e le città o i paesi che vi si trovavano erano tappe obbligatorie lungo i loro pellegrinaggi.
Ma questo per Siena fu anche un periodo di continue lotte con la sua eterna nemica: Firenze, rivale nei commerci, nella politica e nel controllo del territorio.
Numerosissime furono nel Medioevo le stragi e le battaglie che Siena combatté contro la vicina e odiata Firenze, ma una di queste battaglie fu particolarmente significativa e divenne famosa nella storia della città: fu la battaglia di Montaperti del 1260, in cui i Senesi sconfissero duramente i Fiorentini bagnando con il loro sangue le colline vicine; ancora oggi in memoria di questa meravigliosa vittoria, i Senesi festeggiano ogni anno con la festa del Palio, una corsa di cavalli seguita da tutta Italia.

Il Medioevo è anche il periodo in cui furono costruiti gli edifici più belli della città.
Il più famoso è sicuramente il duomo, un enorme costruzione bicolore, caratterizzata da lastre marmoree bianche e nere che sembrano riprendere lo stile architettonico pisano; ancora oggi nessuno sa chi la progettò e quando fu iniziata, si sa solo che fu edificata nel luogo dove una volta si ergeva un tempio dedicato alla dea pagana Minerva e che i Senesi avevano grandiose aspettative sulla sua costruzione.
Infatti l’idea era di realizzare un duomo molto più grande del rivale fiorentino, anzi avrebbe dovuto essere il duomo più grande di tutta Italia, di cui quello che noi vediamo oggi sarebbe dovuto essere solo il transetto; tutti erano in grande attesa per vedere terminato questo immenso capolavoro di architettura, ma la grande peste che colpì la città nel 1348 costrinse i Senesi ad abbandonare l’impresa e a mantenere il duomo come noi lo vediamo ora; tuttavia furono chiamati i migliori artisti della Toscana per decorarlo, tra cui Giovanni Pisano, Duccio di Boninsegna e Jacopo della Quercia.
Ma il centro storico della città è rappresentato dalla Piazza del Campo, una particolarissima piazza a forma di conchiglia rovesciata, dove nel Medioevo si svolgeva tutta la vita sociale dei cittadini.
Costruita inizialmente per arginare le acque piovane e bonificare il terreno, in seguito divenne il centro politico e commerciale della città; qui c’era il mercato cittadino, qui si svolgeva e si svolge tuttora il Palio e qui fu costruito il Palazzo Pubblico che doveva ospitare il nuovo governo cittadino, quando il potere feudale finì.
I Senesi scelsero un antico palazzo usato in precedenza come sede della dogana dell’olio e del sale e lo ampliarono incorporandovi sempre più case fino a realizzare così il massiccio edificio romanico in mattoni rossi che ancora oggi possiamo ammirare.
In seguito, nel 1325 fu ulteriormente ampliato con la costruzione della Torre del Mangia, un’altissima torre di più di 100 metri, più alta di quella che si trova nel Palazzo Vecchio di Firenze, che aveva il compito di suonare l’ora, di annunciare il coprifuoco e di chiamare in adunata il concilio.
Il suo nome sembra derivargli da un vecchio campanaro che aveva prestato servizio nel duomo e a cui i Senesi erano particolarmente affezionati tanto da chiamare con il suo nome la nuova torre della città.
Sempre in Piazza del Campo si trova anche la bellissima Fonte Gaia, una fontana costruita da Jacopo della Quercia davanti al Palazzo Pubblico.
Un antico detto senese dice che Siena è ricca di campane e fontane e in effetti sono numerosissime le fontane della città tanto che spesso viene anche chiamata “la città dell’acqua”; la più antica è la Fontebranda costruita nel 1246, una severa e ampia costruzione decorata con archi gotici e teste di leone, ma la più bella e la più famosa è proprio la Fonte Gaia.
Il suo architetto, Jacopo della Quercia, la decorò con una statua della Vergine circondata da 7 splendide ragazze che rappresentavano le 7 virtù teologali.
Sicuramente fu un pretesto per poter scolpire belle ragazze dai corpi morbidi e carnosi, ma la grazia di queste statue piacque tanto ai Senesi che la battezzarono col nome di Fonte Gaia.

Il Rinascimento
Nel Rinascimento loro malgrado tutte le città toscane furono costrette a subire l’influenza e il potere della città di Firenze e soprattutto della famiglia fiorentina dei Medici, diventati ormai Granduchi di Toscana.
E anche per Siena le cose non andarono diversamente; indebolita dalle continue lotte con le città vicine, Siena divenne una facile preda per i nuovi conquistatori che penetrarono la nostra penisola nel 1500: gli Spagnoli, che presero facilmente possesso della città nel 1531.
Ma i Granduchi di Toscana seppero difendere molto bene il loro nuovissimo granducato e dopo numerosissime battaglie ed assedi, nel 1559 riconquistarono Siena e posero definitivamente il loro dominio su di essa.
Dal punto di vista urbanistico, i Medici non riuscirono a modificare più di tanto una città ormai matura e consolidata come Siena, tuttavia anche qui, come in altre città toscane, portarono il loro “marchio” di stile; in questo periodo furono costruiti infatti numerosi palazzi rinascimentali che portavano l’inconfondibile stile signorile ed elegante delle costruzioni fiorentine, come il Palazzo Spannocchia o il Palazzo Piccolomini.
Ma se politicamente ormai Siena era sottomessa a Firenze, tuttavia la rivalità con l’eterna città nemica continuò negli affari, soprattutto quelli bancari.
Siena non aveva mai avuto fabbriche o industrie di particolare rilevanza, tutta la sua economia si basava sugli affari barcari e le sue banche erano le più famose e potenti d’Europa tanto da avere clienti eccellenti come re e duchi.
Sin dal Medioevo, quando prestare denaro era considerato un peccato mortale e agli usurai era persino negata sepoltura cristiana, i Senesi riuscirono a raggirare l’intolleranza cristiana affermando che il prestito era solo un dono temporaneo e gli interessi una specie di ringraziamento… e di lì a poco anche il Papa divenne un cliente della banca senese.
Inizialmente fu istituito il Monte di Pietà, una banca ispirata da principi francescani che prestava su pegno alla gente comune e a basso interesse; più tardi, il Monte fu finanziato con i redditi dei ricchi “paschi” ( i pascoli) e nacque così il Monte dei Paschi di Siena, la banca in assoluto più antica del mondo, la quale per legge versava il 50% degli utili alla città di Siena.
Il Monte dei Paschi ha sede nell’antico castellare Salimbeni in piazza Salimbeni, un palazzo che nasconde storie sanguinose tra le mura delle due stanze.
I Salimbeni erano avidi banchieri, in seguito esiliati dalla città, in continua guerra con un’altra famiglia di banchieri loro avversari, i Tolomei.
Spinti da un odio malsano, i Salimbeni invitarono i Tolomei nel loro palazzo per una cena con la scusa di ristabilire la pace tra le due famiglie, ma in realtà organizzarono un tragico agguato ai loro avversari; a tavola infatti, ogni Tolomei fu messo accanto ad un Salimbeni e alla fine del lauto pranzo il più vecchio dei Salimbeni si alzò da tavola dicendo ai suoi parenti: “ed ora, figli miei, a ciascuno il suo!”.
A questo punto, ogni Salimbeni estrasse dalla propria tasca un pugnale ed uccise il Tolomei che aveva seduto affianco; fu una vera e propria strage e le tombe delle vittime, in onore della povera famiglia Tolomei, furono collocate sui gradini della scalinata del convento di San Francesco dove ancora oggi si possono vedere.

Siena oggi
Agli occhi di chi la vede per la prima volta, Siena si distingue da tutte le altre città della Toscana; non per il groviglio di strette viuzze del suo centro storico, né per gli alti edifici medievali, tutte caratteristiche comuni alle antiche città toscane, ma per quel rosso intenso dei mattoni di cui tutti i palazzi e le case della città sono fatti e soprattutto per quella sua particolarissima piazza dalla forma così strana, Piazza del Campo: un enorme ventaglio diviso in spicchi che ancora oggi, come accadeva nel Medioevo, rappresenta il centro nevralgico della città.
Nel cuore di Siena, zona pedonale dagli anni ’60, dal Campo si diramano le tre principali vie della città, Banchi di Sopra, Banchi di Sotto e via di Città, che a loro volta portano ai tre “terzi” o quartieri medievali di Siena: Terzo di Città a sud-ovest, Terzo di San Martino a sud-est e Terzo di Camollia nel nord, tre antiche e colorate zone piene di piccole chiese, negozi e locali sempre gremiti di gente.
Ma l’attrattiva principale rimane sempre il Campo, soprattutto il 2 Luglio e il 16 Agosto, i due giorni in cui si tiene il famoso Palio.

Il Palio di Siena è una corsa di cavalli istituita nel Medioevo per celebrare la vittoria dei Senesi sui Fiorentini e vi partecipano 10 delle 17 contrade in cui la città è divisa.
I preparativi che lo precedono sono straordinari e particolarmente sentiti: messe in onore dei fantini, benedizioni rivolte ai cavalli, sfilate in costumi medievali; il tutto per prepararsi ad una spettacolare corsa di appena 90 secondi caratterizzata da una violenza incredibile.
Non ci sono regole nella corsa, i frustini quasi mai vengono usati solo sui cavalli, ogni colpo è permesso e vince il cavallo che arriva per primo, con o senza fantino.
La forte rivalità tra le varie contrade è proprio ciò che rende il Palio tanto spettacolare da essere seguito in tutta Italia e da essere persino il protagonista o lo scenario di molti film italiani e stranieri, specialmente degli anni ’50 e ’60.
La suddivisione della città in contrade risale ad antichi raggruppamenti di milizie urbane; un tempo erano 59, ora sono rimaste in 17, ognuna con i suoi simboli, il suo proprio museo in cui è raccontata la sua storia e in cui sono conservati i trofei dei Palii vinti.
I loro nomi sono sempre simbolici e spesso aggressivi, come la contrada dell’Aquila, della Pantera, della Lupa o la contrada dell’Oca detta l’ “infame” per il suo record di palii vinti, etc.
Il legame di ogni cittadino con la propria contrada è fortissimo; un detto senese, infatti, racconta che se una donna di Siena deve partorire fuori dalla sua città bisogna che qualcuno le porti dei vasi fatti con la terra della sua contrada e messi a sostegno del suo letto, in modo che il bimbo possa nascere sul suolo della sua terra, ovvero della sua contrada.
Anche Siena, come altre famose città toscane, è una sede universitaria, la cui tradizione è legata soprattutto all facoltà bancaria, e questo anima considerevolmente la vita sociale delle sue serate.
Decine di studenti riempiono ogni sera i pub ed i locali del centro, è per loro che le amministrazioni locali organizzano i numerosi concerti jazz e rock che animano le belle stagioni senesi, ma soprattutto l’esistenza di un’ampia vita studentesca assicura ai turisti la presenza di trattorie economiche accanto ai raffinati e tipici ristoranti del centro.

Gastronomia senese
Circondata dalle sue dolci colline, Siena rappresenta il cuore verde della Toscana, i cui sapori sono rustici e semplici come la sua terra.
Alcuni piatti hanno una preparazione facile e veloce come il pollo alle olive o la pappa col pomodoro, fatta con del pane raffermo ammorbidito nell’acqua e poi cotto nel sugo di pomodoro.
Altri piatti invece hanno sapori forti e selvatici come le pappardelle (un tipo di pasta) al sugo di cinghiale oppure pretendono una lunga preparazione come la famosa ribollita, il piatto tradizionale dei contadini senesi, una specie di zuppa fatta con carne e verdure di ogni tipo.
Ma tutti gli Italiani conoscono e apprezzano di Siena soprattutto i suoi dolci tradizionali.
Il più famoso di tutti è senza dubbio il panforte, il dolce delle grandi occasioni come la festa di Natale o di Pasqua, preparato secondo una ricetta medievale con frutta candita, mandorle e spezie aromatiche.
Secondo un’antica leggenda la sua ricetta fu inventata da una monaca senese, sorella Leta, che lo utilizzò addirittura per combattere il Diavolo.
Trovando nella cucina del convento avanzi di farina, di spezie varie, di mandorle e frutta candita, che all’epoca erano prodotti rarissimi e molto cari, la suora decise di usarli per cucinare qualche cibo da dare ai poveri, appunto il panforte.
Il Diavolo, desideroso di assaggiarlo le si presentò in cucina con le fattezze di un gatto nero che le si strusciava alle gonne, ma dimenticandosi che i gatti non parlano, gli sfuggì un’osservazione sul prelibato dolce e così suor Leta, riconoscendo in lui il Diavolo, prese il tegame e glielo gettò addosso, costringendolo alla fuga.
In realtà, le notizie veramente storiche del panforte risalgono al XII secolo; a quel periodo infatti si datano alcuni documenti e una pergamena conservata nell’Archivio di Stato di Siena dove per la prima volta si parla di questo dolce.
In effetti il panforte è sempre stato un dolce famosissimo in tutta Italia, persino nel 1400, quando anche a Venezia, i Dogi lo scelsero come dolce tipico da doversi gustare in tutte le feste solenni della città.
Tuttavia, molti altri dolci senesi fanno ormai parte delle tradizioni alimentari di tutti gli Italiani, come i ricciarelli, morbidi biscotti preparati con pasta di mandorle ( spesso anche ricoperti di cioccolato fondente), i cavallucci, biscotti secchi ma dal guscio morbido mangiati tradizionalmente per festeggiare l’arrivo dell’autunno, o il copate, il gustoso torroncino di Siena racchiuso tra due ostie e preparato con mandorle e nocciole.

 

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