Itinerari di fede

Le vie della Fede

Tra Nonantola e Modena nella foresta delle foglie di pietra, ovvero un itinerario di fede tra antichi simboli

Chiudi gli occhi. Come te lo immagini il Medioevo? Concentrati, che suoni sentono le tue orecchie? Forse immaginerai spade che si incrociano tra scintille e grida, zoccoli di cavalli, dame e cavalieri, eremiti e anacoreti. Molti hanno dipinto il Medioevo come un’epoca buia, misteriosa. In parte è così. Ma è anche vero che il Medioevo è stato un periodo che ha saputo parlare un linguaggio che noi oggi abbiamo un pò dimenticato tra le pieghe dei secoli.
Era un linguaggio speciale, quello dei simboli che si annidavano sugli edifici, nel fogliame di pietra dei capitelli delle chiese, a Modena come a Nonantola, e che raccontavano storie, perché tutti possedevano la chiave per schiudere il significato di un simbolo.
Nonantola è una cittadina molto antica, che di quell’antico passato conserva tracce persistenti come un profumo. Il suo simbolo religioso è innegabilmente la meravigliosa Abbazia, che con le sue forme limpide ed i suoi volumi aggraziati, il suo tipico colore dato dal laterizio racconta storie di un passato in cui la religione permeava saldamente ogni momento della vita.
Il nome con cui l’abbazia è meglio nota, è quello di San Silvestro, abbazia romanica benedettina e fu sant’Anselmo stesso a fondarla.
Il portale è bellissimo, realizzato da scuola di Wiligelmo, solido scultore che opera anche a Modena, ed introduce con grazia all’interno, raccolto e caratterizzato dalla tipica luce romanica, soffusa e delicata, che scivola sui possenti pilastri che spartiscono le tre navate dell’Abbazia.
La luce, nel suo ritmarsi quasi musicale tra presenza e assenza, raggiunge il culmine del raccoglimento nel luogo della cripta, con oltre 60 colonnine con capitelli che risalgono addirittura al IX secolo.
Qui sono anche conservate importanti testimonianze storiche e di fede, come documenti che recano la firma di Carlo Magno, il Barbarossa e Matilde di Canossa. Anche oggetti di culto preziosi per la storia della Chiesa sono qui conservati, come ad esempio un reliquiario, e un codice musicale che riporta l’antica musica misteriosa che si suonava all’epoca, il liber gradualis, che ancora a distanza di tanti secoli conserva intatto il fascino della sua importante funzione.

Sempre sulle orme dei Benedettini, ordine religioso che faceva capo a San Benedetto, caratterizzati dal motto "ora et labora," ossia "prega e lavora," furono importantissimi autori di codici miniati. Sembra quasi di poterli scorgere, nella luce impalpabile di un’alba come tante altre, tutte uguali e tutte un po’ diverse, curvi su un foglio a tracciare colori di cielo, immagini di un mondo fantastico fatto di lettere con animali intrecciati, piccole figure delicate di personaggi biblici.
La fantasia non serve. Le testimonianze in merito sono molto chiare e assicurano che San Colombano, "scriptorium" per eccellenza, voluto dall’irlandese Colombano , fu un monastero dove la vita trascorreva proprio con questi ritmi.
Nell’Abbazia, che è inserita in un paese che conserva ancora la sua atmosfera medievale, sono visibili affreschi e mosaici che introducono realisticamente in quello che era all’epoca la vita religiosa, fatta anche di uomini che con la loro dedizione seppero strappare alla invasioni barbariche libri e documenti fondamentali che altrimenti sarebbero stati irrimediabilmente perduti.

Abbazia di Pomposa

Il suo simbolo potrebbe esser lo svettante campanile, alto oltre 50 metri, uno dei più mirabili esempi nel suo genere. In realtà, l’Abbazia di Pomposa è di per sé un unico simbolo, importante centro di cultura che viveva secondo la regola di san Benedetto, e quindi anche in questo caso come a Bobbio, ci si trova in presenza di un importante polo culturale che gravitava intorno all’opera dei monaci del cosiddetto scrittorio e la biblioteca del XI secolo, che presto fece risuonare il suo nome, divenendo estremamente celebre.
All’interno la Chiesa di Santa Maria, vero centro della struttura,  è scandita in tre navate da colonne decorate, mentre un bellissimo apparato di affreschi decora in modo splendido e luminoso praticamente tutto l’interno, per culminare poi con un emozionante affresco di Cristo in atto di benedire conservato nell’abside.

 

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