Aquileia

L'area archeologica di Aquileia

Aquileia, seconda capitale dell’impero romano, costruita per contrastare le intrusioni e le ambizioni dei Galli che ripetutamente minacciavano le porte dell’impero, fu anche una importantissima base militare per la penetrazione romana nella fertilissima pianura padana.

Nei momenti di massimo fulgore, che videro l’apice della sua espansione e importanza nel IV sec., essa raggiunse le dimensioni d’una grande città, divenendo uno dei maggiori poli di romanità di tutto l’arco alpino orientale ed il principale centro d’irradiazione del cristianesimo. All’epoca delle invasioni barbariche Aquileia, posta com’era su uno dei più importanti crocevia da e per l’Oriente, svolse nuovamente la funzione militare di baluardo e difesa dell’Italia orientale, compiendo l’estremo sacrificio contro gli Unni di Attila, al quale soccombette dopo una tenace resistenza. Seguì un lungo periodo buio, simile del resto a quello di molte città della penisola nell’Alto Medioevo, ma essa tornò a splendere in età patriarcale, fra l’XI e il XIV sec., quando costituì il centro politico d’una vasta giurisdizione ecclesiastica, grazie all’illuminato intervento di alcuni grandi patriarchi.
Questo passato glorioso vive ancora oggi fra il foro ed i resti archeologici che spuntano numerosi dalla verdissima campagna intorno alla basilica, dei quali  Aquileia continua ad essere custode gelosa, madre di rovine e bellezze antiche d’eccezionale interesse. Dell’antica città romana non rimangono però che poche tracce visibili, come le possenti mura, che racchiudevano lo spazio urbano suddiviso in cardi e decumani ed alcuni tratti di questi ultimi, che dividevano gli isolati in modo tale da ottenere una maglia ortogonale. Posto all’incrocio fra cardo e decumano massimo si trovava il foro con il suo bel colonnato ed i plinti figurati, centro della vita politica e pubblica e dal quale partivano le strade per il porto, per l’area dei magazzini e dei mercati, per le zone residenziali ed i negozi.
Disseminati un po’ ovunque sul territorio cittadino sono poi i resti delle terme, arricchiti da splendidi mosaici tardoantichi, del teatro, del circo e dell’anfiteatro, mentre in periferia, esterne alle mura, sono poi stati rinvenute tracce di antiche fornaci e laboratori metallurgici. All’esterno della città sono anche le suggestive necropoli, fiancheggiate da monumentali tombe di famiglia, che permettono ai visitatori di accostarsi alle usanze funebri degli antichi, alle quali fa riscontro l’imponente mausoleo (I sec. d.C.), con i suoi plinti sporgenti dal basamento cubico e con l’edicola con copertura cuspidata che protegge la statua del defunto, con i magnifici leoni posti a guardia del sepolcro ed i pregevoli bassorilievi sul basamento. Molto del materiale proveniente dagli scavi è conservato nel bel Museo Archeologico, i cui pezzi più notevoli consistono in una numerosa raccolta di ritratti romani di privati ed imperatori; una importante serie di reperti rientranti nella sfera religiosa; una ricca collezione di prodotti in vetro, terracotta, bronzo, pietre dure ed ambra, testimoni dei traffici e dell’artigianato aquileiesi di varie epoche, così come gli ottimi esempi di gioielleria romana in oro e pietre preziose; ed infine una vasta gamma di resti architettonici di grandi edifici, iscrizioni funerarie, onorarie e sacre e di magnifici mosaici di epoche disparate.    
Tra le più rilevanti opere dell’intero panorama artistico mondiale è poi la Basilica Patriarcale, dalla pianta a croce latina con prolungamento frontale fino al complesso del battistero tardoantico, suddivisa internamente in tre navate con un transetto movimentato da tre absidi affrescate. L’accostamento di stili diversi, ma non contrastanti, che vanno dal tardoantico all’alto medievale, al romanico, al gotico, al rinascimentale è uno degli aspetti più straordinari di questo spettacolare edificio, il cui capolavoro è però il pavimento musivo, datato all’inizio del IV secolo. Questi mosaici sono di grandissimo interesse perché ricchi di raffigurazioni simboliche, alcune delle quali ancora in corso di interpretazione, in quanto sono testimonianze di quel singolare crogiuolo di religioni (fra cristianesimo, ebraismo e gnosticismo) che fu Aquileia nella tarda antichità. L’alto livello artistico di quest’opera è provato tra l’altro anche dalla precisa trattazione dei volti umani o dalla fantasia con cui vengono sviluppate le scene più complesse. Ad arricchire ulteriormente l’insieme sono due preziosissime cripte, quella detta “degli affreschi”, caratterizzata da un significativo ciclo realizzato da maestranze che operavano secondo lo stile bizantino, e quella “degli scavi”, dove ancora si lavora fra i resti architettonici di tre epoche a differente livello, su una superficie che dalla basilica giunge fino al prato che circonda il Campanile. La tradizione vuole che quest’ultimo sia stato edificato con i conci provenienti dalla demolizione dell’anfiteatro per volontà del grande patriarca Poppone, che lo avrebbe fatto erigere come torre d’avvistamento nel 1031: infatti consente una ottimale veduta d’insieme non solo del magnifico complesso d’Aquileia, ma anche di quell’immensa distesa di verde che va dalle Prealpi alla pianura friulana, alla laguna.

 

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