Cosenza

Cosenza: la capitale dei bruzi

Giacomo Casanova fu tra i viaggiatori illustri che visitarono la Calabria negli anni più bui di questa terra, di cui egli non tracciò un quadro molto lusinghiero: “L’arcivescovo di Cosenza, uomo intelligente e ricco, volle ospitarmi in casa sua. A tavola, feci con slancio le lodi del vescovo di Martorano, ma criticai spietatamente la sua diocesi e poi tutta la Calabria, con tanto mordente che l’arcivescovo fu costretto a riderne con tutti i suoi ospiti…”. Ma una giovane dama difese tenacemente la sua terra con argomenti validi legati ai paesaggi incantevoli che la Calabria offriva: “trovò cattiva la satira che avevo fatta del suo paese e mi dichiarò guerra”. Casanova, messo in difficoltà, se la cavò in qualche modo “la calmai dicendole che la Calabria sarebbe stato un paese adorabile se solo un quarto dei suoi abitanti fosse assomigliato alla Calabria”.

Eppure Cosenza, l’antica capitale dei Bruzi, non mancherà di affascinare altri viaggiatori, meno illustri ma al contempo meno superficiali del Casanova.
Situata sulla valle dei fiumi Crati e Busento, a 244 metri di altezza tra la Sila Grande e la catena costiera, la città è circondata da sette colli proprio come Roma, con la cui storia Cosenza intrecciò spesso i propri destini, fin dai tempi delle guerre puniche, durante le quali la troviamo schierata al fianco di Annibale contro i Romani. Proprio dai Romani fu poi conquistata e occupata definitivamente, divenendo un importante centro nei traffici commerciali con la Sicilia. In seguito si susseguirono varie dominazioni, tra cui quella longobarda e bizantina, nonché quella aragonese, normanna e  spagnola. Infine, durante il Risorgimento, questa indomita città fu protagonista dei moti meridionali e fu nel vallone del Rovito che nel 1844 furono fucilati i fratelli Bandiera.

Cosenza, la “Consentiacitata da Dante nel Terzo Canto del Purgatorio, è una città moderna, che conquista con le sue strade ampie, i suoi giardini, le sue ville, gli alberghi e gli eleganti negozi di Via Mazzini, che costituiscono un forte richiamo non solo per i cosentini, ma anche per i cittadini dei centri limitrofi .
Ma non bisogna dimenticare che Cosenza è forse l’unica città della Calabria che è riuscita a conservare tracce urbanistiche significative della propria vicenda storica, a partire dal periodo ellenistico, a cui viene fatto risalire il sarcofago marmoreo con bassorilievi, dedicato  a Meleagro ed Atalanta, per arrivare all’epoca romana, rappresentata da un tratto di opus reticolatum, ancora godibile in Via Messer Andrea. Splendida è anche la Cosenza medievale, con i suoi archi, angiporti, le sue piazze, i palazzi medievali e la Portapiana.

Camminando per la Cosenza vecchia, non si può perdere una visita al Duomo, uno dei più famosi edifici sacri dell’Italia Meridionale. Un personaggio illustre come Federico II fu il grande fautore della sua ricostruzione, in seguito a un disastroso terremoto che nel 1184 fece crollare la chiesa e uccise l’arcivescovo Ruffo e il popolo dei fedeli. Così nel 1222, alla presenza del grande Imperatore, il Duomo venne solennemente consacrato e ricevette in omaggio dal sovrano una preziosissima stauroteca-reliquiario della Santa Croce, conservata nel tesoro dell’Arcivescovado. All’interno del Duomo è possibile inoltre visitare la cappella della Madonna del Pilerio, che secondo la tradizione salvò i cosentini dalla terribile pestilenza del 1576 e pertanto venne proclamata protettrice della città.

Altre testimonianze storico-artistiche imperdibili sono costituite da chiese e conventi: San Domenico (XV sec.), con la sua elegante porta intagliata del ‘600 e le sue sculture della scuola napoletana di Giovanni da Nola del 1500; la Chiesa di San Francesco di Paola, dove è custodito il grandioso sepolcro marmoreo di Ottavio Cesare Gaeta (XVII sec.); il convento di S. Francesco d’Assisi (XIII sec.), il monumento più importante dopo il Duomo e i monasteri delle Vergini e di Santa Chiara.  
Sull’omonimo colle, troneggia il Castello di San Pancrazio, considerato il simbolo della città. E’ tra queste mura che, tra il 1433 e il novembre 1444, si consumò la struggente storia d’amore tra il Principe Luigi III d’Angiò, Duca di Calabria e la sua sposa, la bionda Margherita di Savoia, figlia del duca Amedeo VII. La leggenda narra che quando il Principe tornò a Cosenza dalla guerra, morì tra le braccia dell’amata consorte.

Ma Cosenza, sin dai tempi di Telesio, è sempre stata e continua ad essere la città più viva e più colta della regione. Al centro della vita artistica, la città vanta il meraviglioso Teatro Rendano, con la sua stagione lirica annuale e il suo ricco cartellone di spettacoli. Il cuore palpitante della vita culturale è rappresentato invece dall’Accademia Cosentina, dove le problematiche più attuali della cultura nazionale ed europea vengono dibattute in convegni e conferenze di grande levatura.

Ma partendo da Cosenza, si possono anche percorrere una serie di itinerari lungo entrambe le coste
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Percorrendo la costa tirrenica, lungo la SS.18, si può ammirare uno splendido paesaggio fatto di lunghissime spiagge, bagnate da un mare cristallino. Qui vale la pena fare una piccola sosta a Praia a Mare, un paese di origine bizantina, che oltre a presentare una spiaggia bellissima, testimonia la presenza dell’uomo fin dal paleolitico, grazie a numerosi reperti rinvenuti nella Grotta del Santuario.  Altri reperti paleolitici si possono visitare a Scalea, una suggestiva località, disposta a scalinate su un promontorio. Un altro splendido centro turistico che merita una visita è Diamante, non a caso definita “la perla del Tirreno”. A pochi chilometri sorge Paola, la città mistica per aver dato i natali a S. Francesco, patrono della Calabria. Proseguendo ancora un po’ si arriva ad Amantea, di cui si può visitare il centro storico, il castello medievale, il chiostro di S. Bernardino e la zona archeologica.

Anche la costa jonica, si presenta ricca di suggestioni, grazie al suo mare incontaminato e alle sue splendide spiagge, ma anche grazie alle numerose testimonianze della Magna Grecia. Suo grande centro fu Sibari, costruita nel 720 a.C. dagli Achei e poi distrutta dal leggendario Milone. Nella sua pianura sono da tempo in corso scavi archeologici ed alcuni dei reperti si possono ammirare nel Museo della Sibarite. Infine  si può sostare a Rossano, nota per il Codice Purpureo del VI sec, prezioso evangelario greco e il Patirion, il più importante monastero bizantino della Calabria.
Dopo questo splendido itinerario paesaggistico ed archeologico, non potete lasciare la provincia di Cosenza, senza aver ammirato a S. Giovanni in Fiore, le riproduzioni dei monili degli antenati realizzati dai maestri orafi Spadafora che portano avanti la più dura tradizione orafa calabrese.

A tavola nella terra dei Bruzi
A Cosenza, sono numerose le trattorie e i ristoranti dove si possono gustare i piatti tipici e i prodotti locali, frutto di una tradizione che unisce la genuinità degli alimenti a sapori semplici ma decisi.
Tra i primi piatti, sono assolutamente da provare i maccaruni alla toranese (un tipo di pasta fatta in casa attorcigliata con i ferretti e condita con pezzetti di lardo dorati con la cipolla) e le lagane (tagliatelle di pasta un po’ spessa, condita con verdura,  con latte o con legumi).
Tra i secondi piatti, ottime le mazzacorde (interiora di agnello), il capretto con patate o con piselli e carciofi, oppure svuotato delle interiora e ripieno di vermicelli conditi con il sugo delle interiora stesse, i frittuli (cotiche di maiale) e infine la zuppa di pesce, baccalà e patate. Tutti questi piatti risulteranno ancora più saporiti se accompagnati da alcuni gustosissimi contorni, quali le pittuliddre i cucuzzieddri (frittelle di zucchine) o le melanzane imbottite.
Tra i dolci, i sapori sanno davvero d’antico e avrete solo l’imbarazzo della scelta tra la pitta ‘mpigliata (sfoglia arrotolata in cerchi concentrici ripieni di frutta secca), i turdiddri (dolcetti fritti di pasta frolla a forma di gnocchi ricoperti di miele), i scaliddre (bastoncini di pasta frolla fritta ricoperti di zucchero a velo e miele), i mustazzoli (dolci a base di miele, buccia d’arancia e mandorle) o infine le nepitelle (pasta dolce ripiena di noci, uva passa, cioccolata e spezie).
La vostra cena cosentina sarà davvero deliziosa se l’accompagnerete con uno dei vini dei vitigni del Pollino, intorno ai 13° e del Savuto, 14°, da arrosto. Ottimi anche i vini bianco e rosso prodotti dal vitigno dell’Esaro.

 

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