Vini della Basilicata

Le DOC della Basilicata

La Basilicata era già abitata nei tempi preistorici: tra il 1300 e il 1200 a. C. vi si stabilirono i Liky, popolazione proveniente dall'Anatolia, dai quali deriva l’antico nome della regione: "Lucania". Nell'VIII secolo, sulle sponde lucane sbarcarono i greci, che diedero vita a colonie quali Metaponto, Siris ed Heraclea sullo Ionio, Posidonia, Elea e Laos sul Tirreno. Ma la Basilicata non vuol dire solo Magna Grecia. Se dalla costa si passa verso l'interno si scoprono altre ricchezze, come quelle naturali del Parco del Pollino. Il massiccio supera i 2000 metri e raccoglie nella sua estensione una varietà di ambienti naturali, macchia mediterranea, foreste di querce e faggi, aceri ed abeti bianchi, fino al meraviglioso pino loricato. Scendendo dai monti si approda sulle sponde del Mar Tirreno nel rigoglioso Golfo di Policastro, mentre, dirigendosi verso l’entroterra, il paesaggio cambia ancora e si fa freddo, deserto, quasi lunare. L’incanto dei “Sassi” di Matera e il fascino discreto di Potenza completano il quadro di una terra dai mille contrasti.   
Passando alla tradizione vitivinicola della regione, questa ha origini molto antiche che vengono fatte risalire al popolo fenicio. A questo originario sostrato, si sovrappose sicuramente l’influsso dei Greci e dei Romani che dettero nuovo impulso all’attività.
L’antica Lucania è caratterizzata paesaggisticamente da un territorio prevalentemente montuoso e collinare, con pianure limitate alla sola zona costiera. Il clima non è omogeneo e varia a seconda delle zone: caldo e temperato sul versante ionico, umido su quello tirrenico e continentale nelle zone di montagna e di collina. Il terreno è argilloso e calcareo, solcato da numerosi corsi d’acqua.
L’area più importante della Basilicata, in quanto a coltivazione della vite e produzione di vino di qualità, è quella del Vulture, nella provincia di Potenza, situata sulle colline pedemontane del vulcano omonimo oggi in via di estinzione, in un paesaggio di incredibile bellezza naturalistica.
Qui trionfa l’Aglianico, un vitigno diffuso anche in Campania, Puglia e Molise, che si è frequentemente guadagnato l’appellativo di “Barolo del Sud” per l’eccellenza dei vini a cui dà origine. Questa varietà fu introdotta in Italia dai greci nell’VIII secolo a.C. e si pensa che il termine Aglianico sia un’evoluzione “spagnola” della parola Hellanico o Hellenico avvenuta durante l’omonima dominazione tra il XV e il XVI secolo. Il termine Aglianico si trova citato per la prima volta in una lettera del cantiniere del papa Paolo III che descriveva i vini italiani al Cardinal Guido Ascanio Sforza.
Etimologie e citazioni a parte, l’inconfondibile origine greca del vitigno si rileva anche dalla tradizionale tecnica di allevamento utilizzata, quella dell’alberello.  
Il binomio vitigno-territorio ha originato in Basilicata la D.O.C. Aglianico del Vulture, l’unica della regione e uno dei più pregiati vini rossi strutturati dell’intero panorama viticolo italiano. La regione ha da poco ottenuto anche il riconoscimento di due IGT, Lucania e Grottino di Roccanova. Altre tipologie autoctone e tradizionali completano il quadro della produzione lucana tra cui ricordiamo il Fiano, il Bombino Bianco, l’Asprinio, il Moscato Bianco e il Trebbiano toscano tra le varietà a frutto bianco, l’Aleatico, l’Aglianicone, il Ciliegiolo, il Bombino nero, la Malvasia nera e il Sangiovese tra quelle a frutto nero, per un totale di 11.000 ettari vitati. La produzione annuale è di circa mezzo milione di ettolitri di vino con una bassa incidenza delle Denominazioni di origine (3-4%), ma certamente destinata a salire.  

Aglianico del Vulture D.O.C.
Dalle uve del vitigno Aglianico si ottiene un vino che in passato è stato protagonista sulle tavole imbandite di re e alti dignitari. Le sue vigne sono fissate su terreni tufacei, ricchi di sali minerali, ad un’altitudine media di 500-600 metri. L’Aglianico del Vulture si ottiene da uve Aglianico al 100%. Il disciplinare di produzione prevede un invecchiamento minimo di un anno e una gradazione alcolica di 12,5°. Con una gradazione di 12,5° e un invecchiamento di almeno tre anni può ricevere l’etichetta “Vecchio”; se invecchiato per almeno cinque anni, può invece essere qualificato come Riserva. In commercio si trova anche la tipologia Spumante naturale.
Il vino ottenuto presenta un colore rosso rubino più o meno intenso tendente al rosso mattone, con tipici riflessi arancioni dopo l’invecchiamento. L’odore vinoso e delicato si affina col procedere dell’invecchiamento. Il sapore è asciutto, sapido e fresco, di morbida struttura e soffici tannini. Al palato si percepiscono sentori di more e prugne selvatiche, con un sottofondo di viole e fragole selvatiche. Possibili anche sfumature di liquirizia, cioccolato amaro e pepe nero. Il vino Aglianico del Vulture si sposa ottimamente con i prodotti e i piatti della cucina lucana, preparati da ingredienti semplici ma ricchi di sapore. Tra i prodotti tipici del territorio ideali nell’abbinamento con l’Aglianico, troviamo tra i formaggi il pecorino di Filiano, un formaggio a pasta dura ottenuto da latte ovicaprino e prodotto in un piccolo centro dell’Appennino nord-occidentale lucano; il canestrato di moliterno, un formaggio a pasta dura dal sapore piccante, forte ed aromatico; il caciocavallo podolico, un formaggio a pasta filata prodotto con il latte delle vacche di razza podolica in piccolissime quantità, mentre tra i salumi abbiamo la lucanica e la soppressata. Tra le ricette lucane, troviamo un buon accostamento con primi piatti come i ravioli e gli strascinati conditi con il ragù con gli “n’truppicc”: pezzetti di carne tagliati col coltello e mai tritati. L’Aglianico si gusta ottimamente anche con secondi di carne come l’agnello con i funghi o tutti i numerosi piatti a base di carne di maiale. Con qualsiasi portata lo si accompagni, è consigliabile degustarlo in calici ballon, a una temperatura di 16-18°C.

Terre dell'Alta Val d'Agri D.O.C.
Con il recente Decreto Ministeriale 4/9/2003, la Basilicata ha acquisito la sua seconda D.O.C., le Terre dell'Alta Val d'Agri, che contempla le tipologie Rosso, Rosso Riserva e Rosato.
La zona di produzione è quella compresa dalla provincia di Potenza, oltre ai comuni di Viggiano, Grumento Nova e Moliterno.
Per il Rosso (12°), ottenuto da uve dei vitigni di Merlot, Cabernet Sauvignon ed un eventuale ulteriore 20% di uve a bacca rossa, è previsto un affinamento obbligatorio in bottiglia di tre mesi. Per la versione Rosso Riserva (12,5°), l'invecchiamento obbligatorio è di 24 mesi, più un ulteriore affinamento in bottiglia di 4 mesi. Il colore è rosso rubino tendente al granato, il profumo è gradevole e fruttato ed il sapore è caratteristico, tipicamente armonico e rotondo. Va degustato in calici bordolesi o ballon se invecchiato, ad una temperatura di 16-18°C.  
Le uve di Merlot, Cabernet Sauvignon, Malvasia di Basilicata ed altre a bacca bianca o rossa per un massimo del 20% danno origine al Terre dell'Alta Val d'Agri Rosato (11,5°), a cui conferiscono il caratteristico profumo gradevole ed il gusto tipico. Vino da pasto, si consuma in calici a tulipano di media capacità, ad una temperatura di 12-14°C.

Matera D
.O.C.
Bianco anche nella tipologia Spumante; Rosso; con indicazione del vitigno: Greco (Bianco); Moro (Rosso); Primitivo (Rosso) prodotto nella provincia di Matera.

Grottino di Roccanova D.O.C.
Bianco; Rosato; Rosso anche nella tipologia novello e Riserva) prodotto nei comuni di Sant'Arcangelo, Roccanova e Castronuovo di Sant'Andrea in provincia di Potenza.

 

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