Vini Trentino e Alto Adige

I vini profumati

Se in termini amministrativi il Trentino e l’Alto Adige costituiscono un'unica entità regionale, sotto l’aspetto storico, culturale, sociale ed economico le provincie di Trento e di Bolzano rappresentano due mondi a sé stanti. A caratterizzare questa diversità è soprattutto la lingua parlata: mentre in Sudtirolo-Alto Adige è di matrice tedesca, con delle piccole isole linguistiche ladine soprattutto nelle valli Badia e Gardena; in Trentino è chiaramente italiana, con le tipiche e dolci inflessioni venete.

L’elemento invece che ha accostato queste due realtà così vicine, ma distanti per tradizioni e storia, è senz’altro il fiume Adige. Un fiume di antica memoria, che pur segnando i confini dei due territori, ha contribuito notevolmente al loro sodalizio, e quindi, alla continua integrazione dei rispettivi abitanti.
L’Adige, oltre ad essere la direttrice principale di questa regione, è anche il ricordo storico di numerose battaglie, dal periodo della Roma augustea fino alle guerre napoleoniche della campagna d’Italia. Imprese che hanno forgiato non solo il territorio, ma anche il carattere dei trentini. Attivi in moltissimi settori economici, lo sono in particolare modo nel turismo, tanto da far divenire il Trentino Alto Adige una vera attrazione turistica internazionale.
Questo loro successo nel comparto turistico, non li ha certamente discosti dal piacere e l’orgoglio di sentirsi dei veri contadini: “Da noi il contadino è ancora una persona rispettata”, dicono indicando con orgoglio i campi ordinati. Terre sapientemente adibite alle coltivazioni specifiche, in particolare alla frutticoltura, il cui frutto per eccellenza è la mela, ora insidiato dalla produzione dell’uva.
Importante è anche la zootecnia, grazie alla quale si producono gli ottimi formaggi Dop (Grana Padano, Asiago e Provolone Valpadana) e il delizioso Speck (Igp).

Lungo la valle dell'Adige, in pianura e sui declivi delle colline, troviamo un altro elemento di congiunzione e di collegamento tra il territorio trentino e quello altoatesino: la vite ed il rispettivo vino che se ne ricava. Anche se non si tratta della principale risorsa dell’attività agricola, la vite ha trovato una sua solida collocazione in un territorio impervio e faticoso. I vigneti si estendono lungo le coste collinari e montane, nei tratti iniziali delle pendici o nelle sottili strisce di pianura delle valli.
Dai reperti storici si evince che la vite è stata introdotta in Trentino dagli Etruschi tra il 1500 e il 1000 a.C., e in Alto Adige dagli Illiri durante il primo millennio, anche se poi l’apporto più consistente è arrivato grazie all’influenza dei Romani, grandi degustatori di vino.
Nel panorama vitivinicolo attuale, la produzione è disciplinata da due Denominazioni di base, Alto Adige e Trentino, alle quali fanno corona altre due D.O.C. di più limitata estensione che caratterizzano produzioni più specifiche. In Alto Adige intervengono anche sei sottozone, oltre all’indicazione dei vitigni; nel caso del Trentino invece, il vino è meglio precisato dal riferimento alla varietà. In entrambe le aree troviamo vitigni internazionali come Chardonnay, Riesling, Sauvignon, Pinot, Cabernet, Merlot tra cui spiccano quelli nordici come il Gewürztraminer, il Müller Thurgau, il Sylvaner, ma anche varietà autoctone come la Schiava, la Nosiola, il Lagrein, il Marzemino.
Il patrimonio viticolo attuale è costituito da 12.800 ettari, dei quali quasi 9.000 in provincia di Trento e i restanti 3.800 in quella di Bolzano. La produzione annuale è di circa 1.225.000 ettolitri di vino, con un’incidenza delle D.O.C. intorno al 74%. Dal punto di vista dell’organizzazione del settore, esso è prevalentemente rappresentato da cantine sociali, in cui la coltivazione della vite non è, in molti casi, l’attività esclusiva dell’azienda. Ma grazie al recente consolidamento e alla costituzione di numerose piccole e medie aziende agricole, sempre più specializzate nella viticoltura, il comparto ha registrato una notevole evoluzione sia dal punto di vista della qualità che dell’immagine.
Accanto a vini bianchi e spumanti Doc di altissimo pregio qualitativo, troviamo anche quattro vini Igt, a volte dal nome impronunziabile, come il “Mitterberg tra Cauria e Tel”, ma piacevolissimi nel gusto.

Alto Adige D.O.C.
Sotto questa denominazione si comprendono numerosissimi tipi di vini prodotti nella regione Alto atesina (BZ), in vigneti posti per lo più su terrazze, con le uve del vitigno corrispondente a cui possono essere aggiunte piccole quantità di altri vitigni a bacca di colore analogo (in misura massima del 5-15%).
Da più di un secolo vengono coltivati i vitigni internazionali di Borgogna, Bordeaux e Renania, mentre sono autoctoni il Gewurztraminer, la Schiava e il Lagrein.
L’Alto Adige Traminer aromatico, va bevuto in calici a tulipano svasato a 8-10 gradi di temperatura. Si abbina bene a creme di verdure, minestre, arrosti di carni bianche, preparazioni a base di fegato d'oca, crostacei, grana fresco ed è anche un ottimo aperitivo.
Il Lagrein Rosato deve essere servito in calici di media capacità a tulipano ampio, alla temperatura di servizio di 12-14 gradi. Si abbina bene ad arrosti di carni bianche, soprattutto maiale, a piatti della cucina regionale, fra cui i tipici canederli e al Grana padano.

Caldaro D.O.C.
Questo vino prende il nome dal lago di Caldaro, in provincia di Bolzano, anche se la zona di produzione si estende ad altri comuni in provincia di Trento. E’ prodotto con le uve dei vitigni Schiava grossa e/o Schiava gentile e Schiava grigia, con l’eventuale aggiunta di quelle di Pinot Nero e Lagrein.
Ha colore rosso rubino, odore delicato e sapore morbido e leggermente mandorlato. La gradazione minima è di 10,5°, mentre per il tipo “scelto” occorrono almeno 11,5°.
Il Caldaro Doc va servito in calici bordolesi a 16-18 gradi di temperatura. Secco, si abbina bene a speck, ravioli, cannelloni, minestre, canederli, carni bianche e formaggi poco stagionati.

Casteller D.O.C.
Questo vino rosso si produce nei vigneti per lo più collinari a cavallo del fiume Adige (TN). La uve provengono dai vitigni Schiava grossa e/o Schiava gentile, Lambrusco a foglia frastagliata, e con l’aggiunta di quelle di Merlot, Lagrein e Teroldego (massimo 20%).
Il “Casteller” ha un colore rosso rubino più o meno intenso, un profumo gradevole ed un sapore amabile e vellutato. La gradazione minima è di 10,5° mentre per il tipo Superiore occorrono almeno 11,5° e l’uso è da pasto.
Il Casteller Doc è un vino rosso giovane e va servito entro due anni dalla vendemmia a 16-18 gradi di temperatura in calici bordolesi. Secco, si abbina bene a ravioli, cannelloni, speck, salame e coniglio con le prugne; mentre se amabile anche alle preparazioni di dolci a pasta non lievitata e abbastanza consistenti: torte alla frutta rossa, crostate alla confettura di fragole, crostoli trentini (pasta dolce fritta), ciambella trentina (brazadel).

Colli di Bolzano D.O.C.
Meranese D.O.C.
Santa Maddalena D.O.C.
Terlano D.O.C.

Teroldego Rotaliano D.O.C.
Questo vino prende il nome dal vitigno Teroldego che è originario della provincia di Trento, anche se la sua coltivazione si sta estendendo ad altre province italiane. Esso è stato battezzato “vino principe del Trentino”.
Il “Teroldego” di gradazione fra 11,5° e 12,5° si produce nei tipi “Rosso”, “Rosato” e “Superiore”. Quest’ultimo ha un profumo complesso e caratteristico che ricorda quello della frutta matura, con piacevole sentore di prugna. I primi due sono vini da pasto, mentre il terzo si accompagna agli arrosti.
Il Teroldego Rotaliano Doc nella versione Rosso va servito in calici ballon a 16-18 gradi di temperatura. Si abbina bene a preparazioni strutturate come carni rosse con salse brune, selvaggina al forno e in salmì, formaggi stagionati, polenta di patate, lepre alla trentina e camoscio alla tirolese. Il periodo ottimale per il consumo del Teroldego Rotaliano è nell'arco dei due -tre anni dopo la vendemmia. Nella versione Rosato deve essere servito alla temperatura di 13-14 gradi in calici di media capacità a tulipano ampio. Si accompagna bene a salame, würstel, pancetta affumicata, pasticcio di maccheroni e minestra d’orzo. La tipologia Superiore si abbina a Grana padano stagionato, Puzzone di Moena, salame casalingo e camoscio alla tirolese. Va servito in calici ballon a 16-18 gradi di temperatura.

Trentino D.O.C.
Nel territorio di 72 comuni della provincia di Trento, si producono ottimi vini rossi e bianchi, vinificando le varietà di uve della zona, separatamente o combinandole.
I vini “Trentino” sono i seguenti: “Bianco”, “Rosso”, “Kretzer”, “Vendemmia Tardiva”, “Chardonnay”, “Moscato Giallo”, “Muller Thurgau”, “Nosiola”, “Pinot Bianco”, “Pinot Grigio”, “Rieling Italico”, “Rieling Renano”, “Sauvignon”, “Traminer Aromatico”, “Cabernet” “Cabernet Sauvugnon” “Cabernet Franc”, “Lagrein”, “Merlot”, “Moscato Rosa”, “Pinot nero”, “Rebo”, “Marzemino” e “Vin Santo”. Nei comuni di Lavis, Giovo e San Michele all’Adige inoltre, si producono anche i vini “Sorni Bianco e Rosso”.
Il Trentino Doc Rosato o Kretzer va servito in calici di media capacità a tulipano ampio a 12-14 gradi di temperatura. Si abbina bene a salame, würstel, pancetta affumicata, pasticcio di maccheroni e minestra d’orzo. Il Traminer aromatico, gustato in calici di media capacità a tulipano svasato a 8-10 gradi, si sposa bene con Grana padano fresco, trota, lumache, minestroni e zuppa d’orzo.

Trento D.O.C.
Questo vino Spumante è ottenuto con le uve dei vitigni Chardonnay e/o Pinot Bianco e/o Pinot Nero, e/o Meunier, situati nel comune di Trento e di una sessantina di altri comuni della sua provincia. Vi sono due tipologie di Trento: il “Bianco” ed il “Rosato”.
Il Bianco ha un colore giallo più o meno carico, un odore caratteristico con delicato sentore di lievito e un sapore tipico ed armonico, la gradazione minima è di 11,5°.
Il Rosato presenta un odore caratteristico con delicato sentore di lievito, talvolta fruttato e un sapore vivace e moderatamente corposo, la gradazione minima è di 11,5°.
Gli spumanti Bianco e Rosato della Doc Trento devono essere serviti in flûte a 6-8°C. Il primo può essere consumato come aperitivo, con antipasti saporiti, primi piatti con sugo di pesce, fritture miste, crostacei, pesci bolliti, salsati, pesci cotti al forno con vino e aromi. Il Rosato invece si abbina bene ad ostriche, cucina di mare, pasticcio di maccheroni e pollo alla trentina.

Valdadige D.O.C.
Il “Valdadige” viene prodotto nella zona attraversata dall’omonimo fiume nelle province di Bolzano e Trento e in tre comuni della provincia di Verona.
Il “Valdadige” che presenta le denominazioni “Bianco”, “Rosso” e “Rosato” e le specificazioni varietali “Pinot Grigio”, “Schiava”, “Chardonnay” e “Pinot Bianco” ha una personalità morbida e sobria, cui, l’attenta selezione dei vini, aggiunge eleganza e gusto.
Nel “Valdadige Bianco” vengono usate uve di Pinot Grigio, Pinot Bianco e Chardonnay e altre locali che danno un profumo fine e fruttato, un gusto armonico e moderatamente acidulo, un colore dorato. Accompagna piacevolmente antipasti, pesce, bolliti e piatti leggeri (temperatura di servizio consigliata 8-10 C), va servito in calici di media capacità.
Il “Valdadige Rosso e Rosato” provengono invece da uve Schiave, Lagrein, Pinot Nero, Merlot e da una particolare Lambrusco. Il suo profumo è morbidamente vinoso, il colore brillante, il sapore pieno e rotondo. Per meglio gustarne il carattere si consiglia l’abbinamento con primi piatti e carni bianche grigliate (temperatura di servizio consigliata 15-17° C).
Il “Valdadige”, ha una gradazione alcolica media di 11,5°: va tenuto in cantine fresche. Esprime il meglio di sé entro il primo anno di imbottigliamento. I vini sono i seguenti: “Valdadige Bianco”, “Valdadige Rosso”, “Schiava”, “Valdadige Rosato”, “Pinot Bianco”, “Pinot Grigio” e “Chardonnay”.

Valle Isarco D.O.C.

Valle Venosta D.O.C.

Tra i vini IGT troviamo: l’“Atesino delle Venezie”, il “Delle Venezie”, il “Mitterberg tra Cauria e Tel, Mitterberg zwischen Gfrill und Toll or Mitterberg”, il “Vallagarina ” ed il “Vigneti delle Dolomiti”.

 

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