Torino

Torino, le mille e una reggia

Non saranno forse mille come le notti della principessa Sherazade, ma sono sicuramente numerose ed incredibilmente affascinanti dimore di duchi e di re, sentinelle silenti delle colline, orgoglio della regione, che appaiono all’improvviso dietro ad un angolo, scorcio inatteso di maestosa bellezza. Non a caso queste sfarzose dimore, ancora oggi perfettamente conservate sono state proclamate patrimonio dell’umanità, un motivo in più per immergersi in questo universo di meraviglie.

E' su Piazza San Carlo che si affaccia una delicata perla dell’esuberanza barocca, Palazzo Carignano, parto geniale della mente di un architetto considerato un genio del barocco, Guarino Guarini, che iniziò la costruzione nel 1679. Successivamente ampliato, sinuoso vortice architettonico di mattoni rossi, vide la nascita di Carlo Alberto e di Vittorio Emanuele II.
Il palazzo ha una storia particolare e molto importante, basti pensare che nelle sue sale prese posto il primo parlamento italiano, ai tempi in cui Torino era la sfarzosa capitale d’Italia. Ancora oggi sono visibili i seggi su cui sedettero, tra accese discussioni, personaggi quali Cavour e Massimo D’Azeglio. Il palazzo inoltre è oggi sede di una interessantissima raccolta di documenti storici e testimonianze artistiche che “raccontano” la storia dell’Italia nel tormentato periodo che va dal settecento alla prima Guerra Mondiale, patrimonio del Museo Nazionale del Risorgimento collocato nel cosiddetto piano nobile del palazzo.

Proseguendo nel centro della città, tra luci che di sera sono esse stesse una vera e propria architettura luminosa, si incontra qualcosa di veramente particolare che rimane impresso nei ricordi di coloro che visitano la città. Si tratta di Palazzo Madama, questo palazzo museo di se stesso, simbolo curioso di due millenni di Torino, compendio architettonico di epoche diverse che solo la magia discreta dell’architettura avrebbe potuto mettere insieme. E così è stato. Basta girargli attorno, soprattutto verso sera, per vedere le sue pareti abbracciate dalla luce e notare subito una particolare caratteristica: in esso sono infatti inglobate le torri dell’antica porta Pretoria di epoca romana, il castello di Ludovico D’Acaia, che risale al 400, e la spettacolare facciata dello Juvara, aggiunta settecentesca come l’elegantissimo atrio, ed il salone. La funzione di questo palazzo era un tempo di difesa, destino condiviso da un gran numero di fortezze dell’epoca, che, una volta ”persa” la primaria funzione per la quale erano state concepite, assumevano quella di eleganti residenze per lo svago o per la caccia, soggiorno di principesse e duchi.
Questo destino di trasformazione è stato subìto anche da questo spettacolare Palazzo, che deve il suo suggestivo nome direttamente alle “madame” reali, le consorti di personaggi illustri quali Maria Giovanna Battista Di Savoia-Nemours, moglie di Carlo Emanuele II e, prima ancora, Cristina Di Francia, che avevano eletto il castello quale loro residenza prediletta.
Le colonne altissime slanciano la mole, pur considerevole del palazzo, verso l’alto, rendendolo se possibile ancora più spettacolare. Grandi finestre illuminano le sale spaziose, molte delle quali decorate con splendidi affreschi risalenti addirittura al 1600.
Una passeggiata ideale che ha come filo di Arianna il desiderio, visto che anche il prossimo palazzo che si incontra fu espressione della volontà di una giovane donna, bella e determinata, Cristina di Francia.
Un palazzo prezioso, non solo per la sua architettura dalle forme nette e pulite, che si affaccia sulla bella Piazza Castello e che fu residenza di duchi e re per oltre duecento anni, nonché dimora del primo re d’Italia.
I suoi interni sono ancora oggi impreziositi dalle suppellettili e dai mobili dell’epoca, che costituiscono un’affascinante spaccato della vita reale di allora. Nell’edificio ci si muove tra arazzi che paiono intessuti con i fili sottili dell’arcobaleno, tra argenti sfavillanti e legni dal colore caldo e avvolgente, mentre splendide bellezze di marmo, statue risalenti al 1600, danzano, immobili, sulla fontana, abbellimento indispensabile per ogni giardino e parco. Giardini bellissimi che, con la loro geometrica precisione, ricordano addirittura quelli di Versailles. Non a caso, perché l’architetto che li realizzò era La Notre, lo stesso del giardino fiorito di Versailles.

IL CASTELLO DEL VALENTINO
Si affaccia nel Po come in uno specchio infranto, incantesimo spezzato dal remo di una barca che passa. Il Castello del Valentino sembra quasi inchiodato sulle rive del fiume non si sa se per amore di quell’acqua o perché, come Narciso, vive del suo stesso riflesso.
Castello di stile particolare, con i suoi tetti alla francese in omaggio alla sua signora, incanta per le sue forme composte e vibranti. Cristina di Francia, si narra, amò particolarmente il luogo, al punto da eleggerlo con entusiasmo a sua dimora prediletta, vivendoci con l’entusiasmo gioioso e un po’ irrequieto dell’amore. Qui si organizzarono feste leggendarie, con battaglie di navi nel fiume. Il Castello infinito, nella costante ricerca di una bellezza che sfiorasse la perfezione. Così i suoi saloni furono decorati tra il VII e l'VIII secolo, e le stanze, davvero numerose, portano i nomi dell’iride, la Verde, delle rose, dei Gigli, dello Zodiaco e, naturalmente, della Madama Reale. Ruotando attorno al salone centrale, in un turbinio di suggestioni coloristiche e di giochi di luce, si giunge alla Stanza delle feste, dove pulsava il cuore acceso della vita mondana, e alla Sala delle magnificenze, come a dire che le parole, da sole, non sono abbastanza.

E tutto intorno… le mille e una stella; per un firmamento di castelli
Poco distante da Torino, sopra le delicate colline tanto celebri per la loro bellezza tranquilla, prendono posto residenze che una volta, proprio come nelle favole, furono abitate da re.
Questo è il caso del bellissimo ed imponente Castello di Moncalieri, un’autentica gemma incastonata in un suggestivo paesaggio. Lo si raggiunge percorrendo un sentiero all'ombra di alberi flessuosi e ponti sotto cui l’acqua passa veloce. Sulla sommità della collina, il maniero sembra dichiarare orgoglioso la propria fiera bellezza, nella sua elegante forma squadrata, la quale per altro ben si addiceva a questo castello del 400, su cui nel 600 intervenne il brillante architetto barocco Juvara.
Solo in alcuni giorni è possibile visitare il Castello, oggi sede della Caserma dei carabinieri, e visitare gli ambienti in cui nel 1849 fu firmato il famoso Proclama di Moncalieri.

Palazzina di Caccia Stupiningi
Un piccolo cervo dorato brilla sulla palazzina, testimonianza di come un piccolo simbolo possa celare grandi racconti. Diana era la dea della caccia per gli antichi, severa vergine guerriera in grado di punire chi, come il cacciatore Attenone, che si era innamorato di lei, la desiderava. La Palazzina di caccia Stupiningi è intitolata simbolicamente a quel mito, e altro non poteva essere vista la sua destinazione.
La sua pianta è a croce ed i suoi articolati volumi, morbidi ed avvolgenti, attraggono lo sguardo. Ma il vero punto focale, dove la fantasia del genio di Juvara si è espressa con maggior vigore, è indubbiamente il salone centrale, di forma ellittica con le sue strutture agili e fantasiose.

Venaria Reale

Anche questa originariamente residenza di caccia, fu destinata a divenire in seguito una stupenda dimora che, con le sue sale affrescate, evoca con i toni del sogno che sfuma le mitiche avventure dell’antica dea della caccia. Qui è anche possibile visitare la cosiddetta Reggia di Diana e la Galleria di Diana, di recente restaurata, dai toni immacolati e dai volumi slanciati, semplice come un desiderio che si esprime sottovoce.

 

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