Frosinone

Frosinone: il suo territorio

Il territorio di Frosinone offre molte attrattive agli appassionati della natura che assieme alle tradizioni, al folclore e all’indole ospitale degli abitanti fanno della provincia una delle più caratteristiche zone italiane.

Territorio colmo di resti archeologici, soprattutto di epoca romana, castelli e fortificazioni medioevali, particolari centri urbanistici dei tanti paesi arroccati sulle colline, le chiese ed i monumenti, sono come tante pagine di un grande libro che racconta le vicende storiche di molti secoli.
E’ la terra degli Ernici, degli Equi, dei Volsci e dei Sanniti. Questi popoli si sovrapposero alle genti primitive e poi, dopo aspre lotte, dovettero cedere alla crescente potenza di Roma fino ad amalgamarsi con essa. Caduto l’impero romano, vennero i Bizantini, i Longobardi, i Normanni, il Papato e gli Svevi. Tanti popoli che diedero il loro apporto alle tradizioni gastronomiche.

Le possenti mura megalitiche o ciclopiche, i resti archeologici soprattutto di epoca romana, i castelli e le fortificazioni medioevali, gli impianti urbanistici dei tanti paesi arroccati sulle colline, le chiese, i monumenti sono come tante pagine di un grande libro che racconta le vicende storiche di molti secoli. Città come Alatri, Anagni, Arpino, Atina, Alvito, Boville Ernica, Cassino, Ferentino, Sora, Veroli ed i resti dell’antica città di Fregellae di recente scoperta e destinati ad assumere un grandissimo rilievo, sono le testimonianze visive dell’arte e della cultura che impreziosiscono la provincia.
Fu certamente la presenza del monachesimo benedettino prima e cistercense poi a caratterizzare l’immagine storico - artistica e culturale della Ciociaria. Da qui la presenza delle importanti testimonianze architettoniche con le splendide abbazie di Montecassino, Casamari, San Domenico, la Certosa di Trisulti e i vari monasteri femminili.
Sebbene sia nata amministrativamente soltanto nel 1927, la provincia di Frosinone ha un retroterra storico varie volte millenario. E’ la terra degli Ernici, degli Equi, dei Volsci e dei Sanniti. Questi popoli si sovrapposero alle genti primitive e poi, dopo aspre lotte, dovettero cedere alla crescente potenza di Roma fino ad amalgamarsi con questa. Notevole fu il rinnovamento artistico verificatosi a Roma proprio intorno al 1300, grazie ai maestri e alle loro opere, alcune delle quali presenti in Ciociaria come il mosaico dell’angelo di Giotto a Boville Ernica, un dipinto attribuito al Cavallini nella cripta di Anagni, la statua di Bonifacio VIII di Arnolfo di Cambio.  
Caduto l’impero romano, Bizantini, Longobardi, Normanni, il Papato e gli Svevi, grandi e piccoli feudatari esercitarono il loro dominio sul territorio che sperimentò anche il passaggio di orde e di eserciti stranieri e fu duramente coinvolto nelle vicende del secondo conflitto mondiale.

Scenari d’arte in Ciociaria

Anagni
Partenza per Anagni, conosciuta come la Città dei Papi e visita guidata alla Cattedrale romanica che conserva nella cripta un prezioso ciclo di affreschi di scuola romano - benedettina, illustranti l’Apocalisse: è stata definita la “Cappella Sistina del 1200”. La visita proseguirà al Palazzo di Bonifacio VIII, teatro del celebre episodio noto come lo “schiaffo di Anagni”. Nel Palazzo di Bonifacio VIII, costruito ai primi del XIII secolo dalla famiglia Conti a cui apparteneva Innocenzo III, rilevanti sono gli affreschi di carattere civile che decorano le stanze del secondo piano: la Stanza delle Oche e dello Scacchiere. Nel 1303 Anagni subì violenti assalti dei nemici dei nemici di Papa Bonifacio VIII, il papa che indisse il primo Giubileo della storia nell’anno 1300 e noto per l’insulto subito ad Anagni ad opera delle truppe del re di Francia Filippo il Bello.
Una breve passeggiata lungo i vicoli della cittadina vi condurrà al Palazzo Comunale concepito nel 1159 da Jacopo da Iseo, senza dubbio il monumento più originale di Anagni per la sua ardita architettura. Di stile romanico - lombardo presenta l’originale caratteristica della fuga di arcate che sorreggono la Sala della Regione.
A partire dal 1633 Anagni fu interessata da grandi ristrutturazioni architettoniche ed urbanistiche che ne modificarono in parte l’aspetto in senso barocco. Nel XIX secolo furono edificati importanti collegi che consacrarono definitivamente la città di Anagni come centro studi. Tutti i luoghi descritti fanno da splendido scenario per gli spettacoli del Festival del teatro Medievale e Rinascimentale che annualmente rievocano in Anagni, città medievale e papale per eccellenza, le storie e i drammi dell’umanità nell’età di mezzo.

Ferentino e il Lago di Canterno
Nel pomeriggio proseguiamo per Ferentino. La cittadina offre numerose testimonianze del glorioso passato. Circondata da mura megalitiche, bem conservate su cui si aprono porte interessantissime per antichità e struttura, tra le quali la Porta Sanguinaria e la Porta Casamari a doppio arco, Ferentino ha nell’Acropoli il suo monumento più importante ed anche la testimonianza della sua storia. La rocca di Ferentino rimane ancor oggi un capolavoro di ingegneria civile e un’opera d’arte di potente bellezza.
Sulla spianata sorgono la Cattedrale e il Palazzo del Vescovado. La Cattedrale, di architettura romanica, custodisce pregievoli opere dei Cosmati, di Drudo de Trivio e del Vassalletto. Tra le altre bellissime chiese  citiamo Santa Maria Maggiore elegante nelle sue forme di gotico ogivale, fondata dai monaci cistercensi. Su un colle, a 3 km da Ferentino, si erge il cenobio celestiniano di Sant’Antonio, abate di Ferentino. Esso fu a lungo meta di pellegrinaggi per onorare le spoglie di papa Celestino V, che per volontà di Bonifacio VIII, suo successore, furono accolte tra queste mura per oltre trent’anni e che nel 1327 furono trafugate dagli Aquilani.
Tra le opere di epoca romana, segnaliamo il particolarissimo Testamento di Aulo Quintilio Prisco, sepolcro rupestre e rarissimo monumento epigrafico a forma di edicola scolpito nella viva roccia e il Teatro Romano (I-II secolo d.C.). Testimonianza della Ferentino medievale sono i Palazzi dei Consoli con la torre guelfa del Bargello, il Befotrofio, le dimore dei De Montelongo o di Innocenzo III e dei Cavalieri Gaudenti.
Tra gli aspetti naturalistici, il lago di Canterno, oasi naturalistica, offre un momento gradevole per la sosta e il relax. Lago di formazione carsica, è meta di gite fuori porta per gli abitanti dei comuni vicini e costituisce uno sbocco turistico naturale per la stessa Fiuggi. Le rive, ampie e dolci, permettono una sosta rilassante e rinfrescante soprattutto nelle giornate calde di primavera ed estate. Nelle domeniche estive, il mercatino sulle rive del lago offre una alternativa simpatica per trascorrere la giornata. Una passeggiata è “d’obbligo” per affacciarsi ad ammirare l’esteso panorama sul lago.

Cassino, Atina, Alvito
Partenza per Cassino, visita alla famosa Abbazia fondata da San Benedetto nel 528 e del Museo Pinacoteca. Proseguimento della visita dell’Area Archeologica della città martire che conserva il Teatro e l’Anfiteatro romano, la Tomba della matrona romana Ummidia Quadratilla e il Museo Archeologico.
Nel pomeriggio visita di Atina, estremo e forse più imponente baluardo sannita a difesa delle vie di accesso al Sannio, tale da essere appellata “Atina Potens”. Tra i suoi “gioielli” architettonici: le antichissime mura poligonali (V -VI secolo a.C.), il Palazzo Ducale, la settecentesca Cattedrale di Santa Maria Assunta  e il Museo Civico Archeologico. Proseguimento al bellissimo  centro storico di Alvito, ricco di edifici e monumenti di grande valore, come il Palazzo Ducale del ‘500 con il Teatrino di Corte (XVI secolo) e le sale decorate con fregi e affreschi. Suggestivo è il Castello dominante la Valle di Comino.

Veroli, Casamari, Boville Ernica
Partenza per Veroli, visita alla Basilica di santa Salome, contenente dal 1751 la Scala Santa, luogo di particolare interesse religioso perché avente lo stesso privilegio di quella lateranense.
Nella piazza principale si trova la Cattedrale di Sant’Andrea che conserva il Tesoro di arte orafa medievale. Tra gli arredi liturgici assai prezioso è il reliquiario contenente un pezzo della vera Croce di Gesù. Nel cortiletto di Casa Reali si ammireranno i “Fasti Verulani”, calendario marmoreo del I secolo d. C. che descrive i giorni fasti e nefasti dei primi tre mesi dell’anno. La visita della cittadina si concluderà nel quartiere medievale di Santa Croce.
Nel pomeriggio proseguimento per Casamari con la splendida Abbazia in stile gotico  cistercense. L’escursione avrà termine a Boville Ernica dove tra le tante testimonianze artistiche quelle di maggiore interesse sono conservate nella Chiesa di San Pietro Ispano. L’Angelo a mosaico di Giotto, il Sarcofago paleocristiano del III - IV secolo, la croce in porfido, adorata in occasione dell’anno giubilare e il bassorilievo del Sansovino, costituiscono sicuramente un prezioso ed interessante tesoro.

Natura, terme e laghi
Il territorio offre molte attrattive per gli appassionati della natura che assieme alle tradizioni, al folclore e all’indole ospitale degli abitanti fanno della provincia di Frosinone una delle più caratteristiche zone italiane. Sono di richiamo sicuro le oasi naturalistiche del lago di Posta Fibreno e della Selva di Paliano, il lago di Cardito e la pineta di Vallerotonda, il lago Canterno e il castagneto monumentale di Terelle, le grotte di Collepardo e di Pastena, le cascate di Isola del Liri, i boschi che ricoprono gran parte delle zone montuose con possibilità di itinerari tonificanti, oltre che interessanti per la flora e per la fauna. Sono mete care a chi si dedica agli sports invernali le stazioni sciistiche di Campo Catino, Campo Staffi e Prati di Mezzo. Paesaggi stupendi si godono dai sistemi collinari collegati alle catene dei monti Aurunci, Ausoni, Ernici, Lepini, Simbruini, delle Mainarde e del Meta, percorsi dai fiumi Amaseno, Aniene, Liri, Melfa, Rapido e Sacco, con le loro valli incantevoli e la pittoresca valle Comino. Ottimi servizi, infine, offrono le stazioni termali di Fiuggi e Ferentino.
Sono tuttora molto vive e sentite sia le tradizioni religiose, sia quelle legate al mondo agricolo e al folclore. I festeggiamenti in onore dei Santi patroni, con le processioni, l’esibizione di bande musicali, cantanti e complessi, le luminarie ed i fuochi d’artificio; le sagre ed i giochi popolari; i palii e i tornei tra le contrade scandiscono i mesi, soprattutto quelli estivi quando molti emigrati amano ritornare in patria. In occasione delle manifestazioni popolari vengono indossati gli antichi costumi, con le calzature tipiche, le ciocie, dalle quali è derivata alla provincia frusinate la denominazione folcloristica di “Ciociaria”. Fanno parte del folclore ciociaro i canti popolari, sacri e profani e le danze - tipico il “salterello” accompagnate dall’organetto.
Per concludere: la Ciociaria offre molti motivi per una visita che risulterà interessante e piacevole. Se poi si aggiungerà la degustazione dei piatti squisiti della gastronomia si dovrà riconoscere, prendendo a prestito le parole di Tito Livio, “hic manebimus optime”: qui ci tratterremo molto bene.

Fiuggi: Fonte Bonifacio VIII e Fonte Anticolana
Il complesso termale di Fiuggi si estende a valle della città, immerso nei boschi di castagni, querce e pini. E’ composto da due stabilimenti idrotermali: la Fonte di Bonifacio VIII e la Fonte Anticolana.
La Fonte di Bonifacio VIII fu costruita all’inizio del secolo, in elegante stile liberty di cui rimane, oggi, solo il suggestivo portale d’ingresso. Negli anni ’60, infatti la struttura fu completamente riorganizzata in spazi aperti e chiusi in cui arditi elementi architettonici di cemento si oppongono alla lussureggiante vegetazione. La Fonte di Bonifacio VIII è il luogo predisposto  alla cura vera e propria, quella che va effettuata la mattina a digiuno. Alle sue fontanelle, sparse a centinaia nelle ampie aree verdi e negli spazi coperti, possono accedere contemporaneamente fino a 25000 persone. L’imponente salone centrale consente, grazie ai suoi impianti di riscaldamento, di seguire la cura delle acque anche nei mesi invernali. Ma la Fonte non è solo un luogo di cura. Accanto alle fontanelle di mescita e agli ambulatori medici, infatti c’è un insieme di strutture pensate per rendere più piacevole il soggiorno degli ospiti: bar, caffè concerto, sale polifunzionali.
La Fonte Anticolana, detta anche “fonte nuova” perché inaugurata negli anni Venti, è quella più frequentata durante il pomeriggio. Situata in una posizione incantevole, offre agli ospiti qualche fontanella in meno ma, in più, splendide passeggiate nei giardini e nei viali alberati del grande parco attrezzato. Tra i cedri argentati, le sequoie e i fiori di ogni specie, infatti ci sono i campi da tennis e di bocce, il minigolf e il ping - pong, un parco attrezzato per bambini e una sala giochi. E’ qui, inoltre, che si trova il Teatro delle Fonti, un palcoscenico che ospita ogni anno importanti spettacoli musicali e manifestazioni culturali di notevole prestigio.

Gastronomia: il “Re” della mensa dei Papi
L’Imperatore Nerva per assaporare la sua seducente bontà da vicino, trasferì là il suo regno e i pontefici Innocenzo III e Bonifacio VIII lo deputarono “re della mensa”; bevanda prediletta anche dal nordico Federico II di Svevia, possiamo arrivare a concludere che di tutti i potenti che calcarono queste terre, trionfatore assoluto rimane di sicuro il vino del Piglio.
Nel 1973, l’allora Presidente della Repubblica Leone, assegnò al “Piglio”, meglio conosciuto come “Cesanese del Piglio”, la denominazione di origine controllata e l’approvazione del relativo disciplinare di produzione. Da quel dì la Ciociaria conferì agli annali delle Enoteche il suo D.O.C..
Il Cesanese del Piglio d.o.c. si distingue per la sua colorazione rosso brillante, con la stagionatura tendente al granato, per l’odore delicato leggermente tannico e per un retrogusto amaro.
Corredano la produzione della cantina sociale i “Vini da Tavola” bianco,  proveniente da uva Passerina, Malvasia e Bombino; rosso proveniente da uva Cesanese, Montepulciano, Barbera e Sangiovese; il “Dolce del Piglio”, vino rosso il cui sapore zuccherino proviene genuinamente da uve di superiore maturazione; il “Rosato” è invece il vino da tavola delicato e gradevolmente fiorito e va servito naturalmente fresco.
Termina la carrellata dei vini la “Passerina”, bianco da tavola proveniente da uva Passerina, Malvasia puntinata e il “Bellone”, di colore brillante intensamente paglierino, secco, neutro ma rotondo che si esalta nelle pietanze a base di pesce.
Due Spumanti sono i fiori all’occhiello della casa vinicola del “Piglio”: la “Passerina Dry”, Spumante di produzione limitata con il 100% di primofiore di Passerina e l’ “Ebbrezza Brut”, Spumante rosso vinificato bianco, ottimo come aperitivo, da servire anche negli antipasti.   
L’oro verde di Cervaro
Incontaminata, regna in quest’area la coltura dell’olivi, se ne registrano circa 250 mila nel solo circondario del monte Aquilone (tra Cervaro e Sant’Elia); non è però la quantità delle piantagioni che distinguono la prelibatezza del prodotto finale, ma la procedura e la manutenzione con la quale ogni pianta viene trattata.
A cominciare dalla concimazione, gli olivi di  Cervaro hanno il privilegio di essere arricchiti da materiale organico, naturale cioè, proveniente in special modo da letame. Le piantagioni si estendono quasi tutte su terrazzamenti, antico metodo di coltura che garantisce agli olivi la “buona salute”, in quanto i banchi di pietra a ridosso delle piante le preservano dalle intemperie e dal gelo, quasi una protezione naturale che le ripara anche dal vento.
La raccolta rigorosamente manuale, inizia ai primi freddi, tra ottobre e novembre e si protrae sino a gennaio. In questa stagione i frantoi sono movimentati da un via vai di agricoltori che si affrettano di giorno in giorno a provvedere alla “monita”. Due grossi cilindri o macine frantumano grossolanamente le olive fino ad ottenere una poltiglia che immessa in speciali dischi di fibra naturale incolonnati gli uni agli altri pressano la polpa ancora mista ad acqua.
Lasciata depositare la pasta formata da acqua e olio, si rapprenderà in puro olio d’oliva galleggiante su apposite vasche sul cui fondo si depositerà invece l’acqua.
È comunque nella spremitura  rapida e tempestiva (deve essere risolta entro 48 ore dalla raccolta delle olive), il segreto di una qualità superiore dell’olio; la celerità con cui viene svolto questo importante passaggio consente di garantire anche nel tempo la qualità del prodotto in queste terre, insindacabilmente rinomato.

 

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