Porto Cesareo

Divenuto comune autonomo nel 1975, Porto Cesareo è una delle località balneari più frequentate della Puglia. Citata da Plinio con la denominazione di Sasinae Portus, era stata indicata dal Marciano come «il più fertile porto del Regno, ove del continuo s’imbarcano merci in abbondanza e si pescano infinita specie di saporitissimi pesci e di frutti marini in quantità tale che se ne fa copia per tutta la Provincia».

Marcato dalle cinquecentesche torri costiere, il territorio si sviluppa lungo il litorale, caratterizzato da valenze naturalistiche ed ambientali di pregio: dal 1997 è sede di un’Area Marina Protetta molto vasta, tra le più ampie in Italia, che si estende fino a 7 miglia dal litoralecompreso tra Torre Inserraglio a sud e Punta Prosciutto a nord. Coste sabbiose, basse scogliere, isole, isolotti e penisole delimitano ampie lagune. Nel 2006 è stata istituita anche la riserva naturale orientata regionale “Palude del Conte e Duna Costiera” che tutela il litorale extraurbano; è caratterizzata da un esteso sistema dunale con specie insolite, come il ginepro fenicio, e da una depressione retrodunale in cui si articola il sistema di canali e bacini della bonifica del secolo scorso.

Vegetazione igrofila ed alofila, con specie rare della “Lista Rossa”, cedono il passo al bosco di Serra degli Angeli e agli ampi tratti di macchia e gariga, residui delle “folte macchie d’Arneo”. Oltre alle praterie di Posidonia, i fondali marini accolgono testimonianze preziose; nello specchio d’acqua tra l’insediamento preistorico di Scala di Furno e la torre denominata Chianca giacciono i resti di antichi naufragi,  come le colonne di marmo cipollino di epoca romana. Alcune insenature sono un ecosistema fondamentale per l’alimentazione di uccelli limicoli ed aironi e per la riproduzione di un gran numero di pesci ed organismi marini.


Una peculiarità è rappresentata anche dalle cosiddette “spunnulate” (nel dialetto locale significa “sprofondate”), formazioni carsiche costiere, localizzate soprattutto nel tratto di litorale compreso tra Torre Lapillo e Torre Castiglione, dove la falda carsica è in comunicazione con il mare. Si tratta di cavità doliniformi, dovute all’azione congiunta di acque sotterranee e marine sul calcare fratturato e carsificato.

Alla flora e alla fauna marine è dedicato il Museo di Biologia Marina, attualmente gestito dall’Università del Salento, fondato negli anni Sessanta del Novecento dal naturalista Pietro Parenzan. Comprende la Collezione Malacologica, con centinaia di conchiglie esposte senza alcun trattamento conservativo, e l’Algario, con più di 200 specie diverse di alghe dei mari Ionio e Adriatico. Una sezione del Museo è destinata alla Biblioteca, ricca di volumi sugli habitat acquatici e terrestri e dotata di un Archivio fotografico e di un’aula multimediale.

La pesca è ancora oggi una delle l’attività economiche più importanti; la marineria ospita centinaia di natanti di dimensioni medio-piccole per tonnellaggio e motorizzazione. In questi ultimi anni si è sviluppato anche il settore della “pescaturismo”, in cui il turista può comprendere appieno la secolare cultura cesarina, tramandata di generazione in generazione.
A bordo del peschereccio, si può rivivere una tradizione fatta di gesti rituali, di attese, di strumenti del mestiere e di…. “salpate” produttive! Si pensi alla pesca con il palancaro, utile a catturare il pesce spada, o con il tramaglio, per i pesci più legati al fondale, come lo scorfano, o alla pesca sotto costa, per recuperare orate, dentici e saraghi.

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Torre Chianca 
Cadde nell'abbandono a causa delle scorrerie dei pirati e dell'impaludamento della zona fino all'arrivo, intorno all'anno Mille, di alcuni monaci basiliani che vi costruirono un'abbazia che utilizzarono sino al XV secolo, periodo in cui la località passò di proprietà dagli Orsini del Balzo, principi di Taranto, agli Acquaviva, duchi di Nardò, e si sviluppò come porto per il commercio, soprattutto di olio e grano, con la Sicilia e in seguito anche con le Repubbliche marinare. Fu anche in quel periodo che iniziò la costruzione, a difesa dai nemici provenienti dal mare, dell'importante "Torre Cesarea" e di tutte le altre torri costiere di cui è ancora ricca la fascia costiera ionica salentina. Dopo un nuovo periodo di decadenza, intorno al XVIII secolo tornò a ripopolarsi ma solo stagionalmente e non stanzialmente grazie all'attività di una tonnara che attirò varie famiglie di pescatori, soprattutto tarantine; queste occuparono la penisoletta dell'attuale comune, allora possedimento dell'agiata famiglia Muci di Nardò. I Muci acquistarono e detennero il feudo sino agli inizi del XIX secolo, anche dopo l'abolizione ufficiale del principio feudale. Il primo nucleo stanziale si ebbe solo a metà '800. Successivamente il frazionamento e la vendita dei terreni a queste famiglie di pescatori, qualche decennio prima della fine del XIX secolo, permise lo sviluppo del primo impianto urbano. Il centro continuò così a svilupparsi e quando, alla fine del XIX secolo la popolazione venne a contare qualche centinaio di persone, vi si costruì nel 1880 la chiesa intitolata alla Madonna del Perpetuo Soccorso su iniziativa del vescovo di Nardò, mons. Michele Mautone; egli, durante la visita pastorale, ritenne inadeguata alle esigenze dell'accresciuta popolazione la cappella che vi è accanto, fondata dai Basiliani e costruita fra il 1639 e 1640, intitolata a Santa Cesarea.
Durante il periodo fascista, grazie alla bonifica dell'Arneo, il centro crebbe di importanza non solo come porto peschereccio ma anche come località turistico-balneare.

Lungo la costa sono presenti quattro torri d'avvistamento costruite nel XVI secolo per proteggere la penisola salentina dalle invasioni nemiche: Torre Cesarea, Torre Lapillo, Torre Chianca e Torre Castiglione; di quest'ultima restano solo alcuni ruderi in quanto fu abbattuta durante la Seconda guerra mondiale.

Torre Cesarea: è una torre di avvistamento situata nella parte meridionale dell'abitato. Essa è la più grande in assoluto per le sue dimensioni e fu costruita apposta come sede di Sopraguardia a capo della Comarca di Cesarea, perciò è detta anche "Torre Capitana", in quanto possedeva giurisdizione di comando militare su tutte le torri comprese nella Comarca stessa. Ha una forma quadrangolare; è alta 16 metri ed ha i lati lunghi 21,50 metri. Le mura di base sono spesse 4 metri, mentre quelle in cima sono spesse 2,50 metri. La torre, costituita da blocchi tufacei, presenta varie caditoie ed il coronamento è sostenuto da beccatelli. La sua costruzione ebbe inizio il 1º maggio 1568 e venne ultimata nell'aprile del 1570. Successivamente venne abbattuta e ricostruita nel 1622. Comunicava a sud con Torre Squillace, nel comune di Nardò, e a nord con Torre Chianca.
Attualmente ospita gli uffici della Guardia di Finanza.

Torre Lapillo: La torre di avvistamento, conosciuta anche con il nome di Torre di San Tommaso, presenta una struttura a base quadrata e una scalinata di accesso con tre archi sottostanti, di cui l'ultimo aggiunto solo in epoca recente; la scalinata terminava infatti con un ponte levatoio. Ha i lati di base lunghi 16 metri ed è alta 17 metri. A pian terreno è presente una cisterna mentre al primo piano si apre un ampio vano. Fu terminata nel febbraio del 1568. Comunicava a sud con Torre Chianca e a nord con la distrutta Torre Castiglione.
I locali interni ospitano un Centro Visite Turistico-Ambientali dove è possibile reperire materiale informativo sugli itinerari, le tradizioni, i principali siti architettonici e culturali del territorio, nonché partecipare ad eventi culturali e manifestazioni enogastronomiche volte a valorizzare i prodotti del parco.

Torre Castiglione

La spiaggia di Punta Prosciutto
Nel 1975, grazie alla volontà dei residenti che chiedevano da tempo l'autonomia dal comune di Nardò, Porto Cesareo divenne a sua volta comune a tutti gli effetti. Oggi quest'ultimo è ormai una rinomata località di bagni grazie ai suoi 17 km di spiaggia dorata e scogliera bassa con acqua molto limpida fronteggiati da un arcipelago di isolotti ricchi di vegetazione e di fauna che conta specie molto rare. Dal 1997 il Comune è sede di una delle 20 aree marine protette d'Italia per la presenza di una ricchissima e diversificata comunità marina di elevato valore biologico; con i suoi 16.654 ettari è la terza per estensione in Italia. L'area si estende fino a 7 miglia dalla costa, tra Punta Prosciutto a nord e Torre dell'Inserraglio a sud. Nel 2006 fu istituita anche la riserva naturale regionale "Palude del Conte e Duna Costiera" di circa 900 ettari, un'area caratterizzata da una vasta depressione retro-dunale con ricca e diversificata vegetazione igrofila e alofila.

Chiesa della Madonna del Perpetuo SoccorsoLa Chiesa della Madonna del Perpetuo Soccorso venne eretta nel 1880 su indicazione del vescovo di Nardò Michele Mautone. Sorge accanto alla piccola cappella del 1639, dedicata a Santa Cesarea Vergine, ormai troppo piccola per la popolazione cesarina e successivamente utilizzata come canonica. La nuova chiesa presenta una semplice facciata neoclassica inquadrata da due paraste doriche e da un timpano triangolare. L'interno, dalle linee architettoniche essenziali, è a una sola navata rettangolare con volta a stella. Lateralmente si aprono due nicchie ospitanti le statue in cartapesta di Santa Cesarea e della Madonna del Perpetuo Soccorso. Dal volumetto "Storia delle Chiese in Porto Cesareo", edito nel 2009 dalla Biblioteca comunale e curato da Antonio Alberti, si evince che, il 14 ottobre 1952, il parroco Marzio Strafella Lorenzo prese possesso della nuova sede di culto con fronte sulla piazzetta che, in seguito prese il suo nome, ma conservò l'intitolazione della chiesetta antica. Il nuovo edificio di culto fu benedetto da Mons.Corrado Ursi, vescovo di Nardò, il giorno 30 marzo 1958. Il nuovo parroco dovette andare ad abitare in case d'affitto non essendo disponibile, nel nuovo edificio, alcun locale adatto. La nuova chiesa parrocchiale fu prolungata a tutte spese del Parroco ed inaugurata dal vescovo Antonio Rosario Mennonna nel mese di ottobre dell'anno 1966.

 

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