Benevento

Benevento: la cottà delle "streghe"

Narra la leggenda che nella vasta spianata del noce demoniaco si riunissero di notte duemila e più Streghe, ognuna guidata dal suo demone custode amante e servo (chiamato Martinello o Martinetto), per venerare il capo dei diavoli, apparso sotto le sembianze di un caprone, che premiava le Streghe migliori e puniva con staffilate quelle malefiche, nel bel mezzo di un delirante e agghiacciante rito orgiastico.

Ma non fu esattamente questo lo spettacolo cui dovettero assistere gli atterriti e increduli Beneventani: all’origine vi fu presumibilmente il culto di Wothan, il padre degli Dei, da parte dei Longobardi, nel periodo in cui nel VII secolo avevano fatto di Benevento la capitale del loro vasto ducato meridionale. Così, fuori dalle mura della città, essi si riunivano attorno a un albero sacro, su cui sospendevano una pelle di caprone che colpivano con frecce e mangiavano. Agli occhi cattolici degli abitanti della zona, il rito apparve demoniaco e di qui la sua facile trasfigurazione verso il campo del meraviglioso. Anche quando il duca Romualdo II si convertì al cristianesimo e il noce magico venne abbattuto, le voci e le eco di fatti misteriosi continuarono a circolare: dai guerrieri si era passati a donne malefiche danzanti convulsamente intorno all’albero, dagli urli di guerra e dall’ingestione della pelle dell’animale ai suoni scalpitanti e febbrili dell’orgia e del banchetto, con addirittura la partecipazione del diavolo in sembianze di caprone.

Sconfinando dalla leggenda al mito, la fondazione di Benevento viene fatta risalire a Diomede, di ritorno dalla guerra di Troia. Ma la storia colloca la sua nascita nel V secolo a.C., in seguito alle migrazioni delle fiere popolazioni Osco-Sannitiche. L’orgoglioso e bellicoso popolo sannita fu capace di opporsi all’invasore romano e di umiliarlo prima di esserne assimilato, infliggendogli la mitica sconfitta nella battaglia delle Forche Caudine (321 a.C.). Alla fine la resa fu obbligata e i Romani, dopo la vittoria su Pirro del 275, cambiarono il nome della città da Maleventum a Beneventum, a.C. e la dominarono per otto secoli, valorizzando nel tempo tutto il territorio del Sannio con colonie e con il tracciato delle Vie Consolari Appia e Traianea.
Dopo la breve dominazione dei Goti, Benevento fu conquistata dai Longobardi, che la resero un potente Ducato, conteso invano da Svevi e Aragonesi. In seguito all’annessione allo Stato Pontificio, né Bonaparte né Murat riuscirono a sottrarla a questa influenza, fino all’impresa di Garibaldi nel 1860, quando Benevento venne dichiarata capoluogo di Provincia d’Italia.

La visita a una città con un passato così glorioso, sulle orme di antichi e illustri visitatori, tra i quali il poeta latino Orazio, non potrà non sorprendervi, in particolare se si parte dal suo cuore pulsante e cioè la zona comprendente Corso Garibaldi, Piazza del Duomo, l’Arco di Traiano e la Rocca dei Rettori.
L’itinerario suggerito comincia proprio da quello che può essere considerato il simbolo della città: l’Arco di Traiano, uno degli archi onorari romani meglio conservati, eretto nel 114 d. C. per commemorare l’apertura della Via Appia Traiana che accorciava il cammino da Roma a Brindisi. Alto 15,45 metri e largo 8,60, l’Arco divenne una porta d’accesso alla città e per la sua magnificenza fu chiamato Porta Aurea. Quattro colonne corinzie si stagliano dal basamento e racchiudono pannelli splendidamente decorati con sculture, raffiguranti benemerenze civili e militari dell’imperatore.
Proseguendo il cammino per la Benevento romana, sono da vedere il Teatro (II secolo d.C.), che conserva proporzioni grandiose ed è un autentico monumento all’antico splendore, e il Ponte Leproso. Recenti restauri presso la Rocca hanno inoltre portato alla luce una Porta romana e i tratti di una strada.  
Per quanto concerne l’architettura religiosa, va assolutamente visitato il Duomo, purtroppo molto danneggiato dai bombardamenti del 1943, ma che conserva tuttora la bella facciata romanica e il campanile del 1280, ornato da marmi romani. A Dicembre del 1999, dopo il suo completo restauro, è stata ricollocata al suo ingresso la Porta di Bronzo del XII secolo, che oggi può essere ammirata in tutto lo splendore delle sue 72 formelle raffiguranti scene della vita di Cristo.
Menzione a parte merita la Chiesa di Santa Sofia, risalente al 762, perché rappresenta uno dei più ingegnosi e interessanti esempi di architettura europea del Medioevo. Nonostante le modeste dimensioni, spicca per la sua ardita e fantasiosa struttura, per le particolari colonne, gli affreschi originali dell’VIII – IX secolo e l’annesso chiostro arabeggiante. Come monastero, nel XII secolo fu un importante centro culturale,  rinomato per l’uso della scrittura conosciuta poi col nome di “beneventana”.   
Altre chiese molto importanti sono: il Convento di S. Francesco (risalente al periodo gotico), la chiesa del Carmine, la settecentesca Basilica di S. Bartolomeo, la barocca chiesa di S. Domenico e l’ottocentesca Basilica della Madonna delle Grazie.
Da non perdere una visita anche al Castello (o Rocca dei Rettori), eretto nel 1321 come sede dei Rettori pontifici nel punto più alto della città, sui resti di un antico fortilizio longobardo. La Rocca, articolata su tre livelli, è stata testimone di molti rilevanti fatti storici e di vita civile: qui furono tenuti prigionieri Muzio Attendolo Sforza e, nel 1443, il Re di Napoli Alfonso d’Aragona, che vi tenne il Gran Parlamento del Regno; vi ebbero inoltre dimora alcuni delegati apostolici, come Stefano Borgia  e Gioacchino Pecci, divenuto poi Papa col nome di Leone XIII.
E veniamo alla perla di Benevento Città d’Arte, e cioè il Museo del Sannio che raccoglie uno straordinario patrimonio storico ed archeologico sul passato della città e della provincia: nelle sue sei sezioni tematiche, si spazia dai manufatti silicei del Paleolitico ai reperti delle necropoli di Caudium (Montesarchio) e Telesia (San Salvatore Telesino), dalla collezione delle sculture egizie alle testimonianze longobarde, dalla numismatica, all’arte moderna, ai disegni  e le stampe.

Ma Benevento è anche un ottimo punto di partenza per una serie di coinvolgenti itinerari alla scoperta del Sannio, avvolti da una natura immutata e magnifica, tra valli, fiumi, boschi immensi, inaccessibili e selvagge montagne e pascoli ancora popolati da cavalli in libertà.   
Andando alla scoperta della valle caudina, si tocca Montesarchio, con il Centro Antico, la chiesa dell’Annunziata, la secentesca Cappella d’Avalos e il quattrocentesco castello; si procede dunque per Arpaia, in cerca di quella “Stretta di Arpaia”, dove i Romani subirono la cocente umiliazione delle Forche Caudine;  e poi ci si dirige verso la splendida località di Sant’Agata dei Goti, ricca di pregevoli testimonianze archeologiche e opere d’arte.
L’itinerario della valle telesina attraversa invece la cosiddetta “Cantina del Sannio” e tutte le località dove si producono i grandi vini DOC della Campania, a partire da Solopaca. Da visitare anche le mura ciclopiche di Faicchio, il Parco Archeologico dell’antica città di Telesia e il moderno centro termale di Telese Terme.
L’itinerario del Titerno tocca Guardia Sanframondi, sorta su un territorio abitato in epoca preistorica, dove vanno visitati il Centro Storico, il Castello e la cinquecentesca casa dei Filippini; si prosegue poi per Cerreto Sannita, “città di rifondazione” e con il vicino Parco Geopaleontologico di Pietraroja, dove è stato ritrovato il fossile di un piccolo dinosauro, ribattezzato col nome di Ciro.

Avventurandosi nella valle del Tammaro, merita una visita la località di Morcone, con le testimonianze della pianta urbana “a cascata” con le case in bianco calcare, le Mura, gli avanzi della Rocca e i numerosi palazzi e chiese.
La valfortore ha invece la sua meta principale in Pietrelcina, uno dei più grandi centri religiosi e di pellegrinaggio d’Italia, dove potrete  visitare, oltre alla modesta Casa natale di Padre Pio, il Castello e le chiese di S. Anna e di S. Maria degli Angeli.   
L’ultimo itinerario suggerito è quello delle colline beneventane, dove tappe obbligate sono Foglianise, con il suo Centro storico e la chiesa di S. Maria Ave Gratia Plena e Vitulano, dove, oltre a visitare la basilica della SS. Annunziata e il Convento di S. Antonio, si può salire sul Monte Taburno per raggiungere la bellissima Camposauro e incontrare branchi di cavalli allo stato brado.

A TAVOLA NELLA TERRA DEI SANNITI
I discendenti dei Sanniti hanno preservato una ricca arte agricola e gastronomica tutta da scoprire: i prodotti della terra, frutto di metodi artigianali fortemente legati alla tradizione, hanno mantenuto integro il fascino di un gusto antico e da questi derivano piatti semplici, genuini e saporiti.
Una tipica cena beneventana può partire dai primi piatti, tra cui trionfano le eccellenti paste fatte in casa, come cavatelli con i broccoli, cicatielli e ricotta, fusilli al tegamino, pasta e cavolfiore, laina e ceci o fagioli (tipo di pasta  simile a tagliatelle), zuppe di legumi e polenta con soffritto.
Tra i secondi, il piatto in assoluto più caratteristico della zona del Sannio, è rappresentato dagli “ammugliatelli”, involtini di frattaglie di agnello al profumo di alloro; ma avrete l’imbarazzo della scelta tra mille altre tentazioni, tra cui: il pregiato agnello di Laticauda alla griglia, l’agnello con patate, le braciolette di vitello, la gallina farcita, il pollo ruspante alla brace, il coniglio alla pizzaiola, le frittate di cipolle o carciofi e il baccalà con le noci.
Tra i prodotti, ottimi anche i formaggi, quali il Pecorino, il caciocavallo e la ricotta, gli insaccati, i prosciutti (squisiti quelli di Pietraroja) e il gradevolissimo olio extra-vergine d’oliva ottenuto con la spremitura a freddo.
Tra la frutta, un posto di rilievo è ricoperto dalla mela annurca, prodotta nella zona delle colline beneventane (intorno a Sant’Agata dei Goti e nella comunità montana del Partenio), sfruttando solo la natura e la ricchezza dei terreni, e ottima non solo al naturale, ma anche come ingrediente base per deliziose torte, in cui spicca anche un altro prodotto per eccellenza del Sannio, il miele, che nelle aree collinari e montane trova un ambiente naturale incontaminato particolarmente favorevole all’apicoltura. Questo, nelle qualità Millefiori, Monofloreale di Sulla e Lupinella, Monofloreale di Castagno e Monoflorele di Acacia viene utilizzato anche nella preparazione degli strufoli e delle zeppole. Altri dolci tipici sono: le bombette di ricotta allo zucchero, i panzarotti Sanniti con crema di marroni, la torta di ricotta all’Aglianico, la torta di mandorle, oltre a ottime confetture di fichi, mandorle e mele cotogne.
Un dolce tipico natalizio è invece il torrone di Benevento, celebrato in epoca dei Cesari e diffuso nella Roma papalina, col suo antico sapore di albume, miele, mandorle e nocciole, ma disponibile ormai in tante ricche varianti.
E come accompagnare un pasto tanto eccellente, se non con uno degli odorosi e fruttati vini rossi e bianchi DOC del Sannio, dove da tempo immemorabile la vite ha trovato la sua naturale vocazione, quali l’Aglianico del Taburno, il Solopaca, il Falanghina, il Guardiolo, il Sannio e il Sant’Agata de’ Goti. Infine, per terminare in bellezza, non si può non sorseggiare il liquore digestivo per eccellenza, che prende il nome dalle leggendarie streghe di Benevento.  

 

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