Brescia

Brescia: museo all'aperto

“Qui sotto il tiglio, qui.
Come è soave
Questo raggio d’april!
Come si posa
Sulle fronde nascenti…”

Qualcuno avrà riconosciuto tra questi versi i sospiri della sventurata eroina manzoniana Ermengarda (storicamente Desiderata), figlia del re longobardo Desiderio, ripudiata da Carlo Magno e poi ritiratasi fino al giorno della morte nel monastero benedettino di San Salvatore, in seguito denominato Santa Giulia.
Partiamo non a caso da questo passo dell’Adelchi per ritrovarci subito calati nel contesto più rappresentativo della storia, dell’arte e della cultura della città di Brescia: il Monastero di Santa Giulia, un vasto complesso monastico fondato nel 753 dalla regina Ansa, moglie dell’ultimo re dei Longobardi Desiderio. In seguito a rifacimenti e ampliamenti, il monastero comprende oggi tre chiese e tre chiostri che rappresentano il sorprendente contenitore che dal 1996 ospita il Museo Cittadino.

Il percorso museale offre l’occasione irripetibile di passare attraverso tutte le epoche storiche e artistiche vissute dalla città, a partire dall’Età del Bronzo fino ai giorni presenti e per questo può rappresentare un ideale punto di partenza per la visita di Brescia.

Spostandosi tra gli spazi chiusi della Basilica di San Salvatore, dell’oratorio di Santa Maria in Solario e della Chiesa di Santa Giulia e quelli aperti dei chiostri, nell’indissolubile armonia tra ambienti architettonici e materiali esposti, il visitatore passerà in rassegna i reperti dell’epoca romana, tra cui la celeberrima statua della Vittoria Alata, divenuto il simbolo della città; le produzioni artistiche e in particolare di oreficeria dei popoli barbarici che tanto incisero sulla storia della città, tra cui ricordiamo la Lipsanoteca in avorio e la croce lignea di Desiderio rivestita di metalli preziosi e cammei; strutture architettoniche, sculture e affreschi del periodo medievale e delle signorie; vari elementi architettonici ed ornamentali a testimonianza del passaggio dalla Brescia tardogotica a quella rinascimentale compresi gli apporti veneziani, per concludere con la visita ai chiostri e al Coro delle Monache del Monastero di Santa Giulia, databili alla seconda metà del Quattrocento.

A questo punto si può partire con l’itinerario vero e proprio della città, che si rivelerà al visitatore come un insospettabile e piacevolissimo museo all’aria aperta. Ripercorrendo le medesime tappe e andando a ricercare le tracce della Brixia Romana, si scoprirà che, nel centro della città, si trova una delle più importanti zone archeologiche del Nord Italia, dove dall’inizio del diciannovesimo secolo, vennero riportate alla luce numerose evidenze architettoniche.

L’attuale Piazza del Foro corrisponde proprio a quello che per i Romani era il centro della vita civile e religiosa, il punto d’incontro tra le due vie principali della città. Il Foro è chiuso a nord dal Tempio Capitolino, costruito sotto l’imperatore Vespasiano nel 73 d.C, a sud dalla Basilica, i cui resti sono oggi murati in un edificio di piazzetta Labus, e alle spalle dal Teatro che, nonostante venne seriamente colpito da un grave terremoto del V secolo, continuò a venire utilizzato anche in epoca medievale per accogliere adunanze pubbliche. Molte anche le antiche case private rinvenute, corredate da affreschi e mosaici.

Incamminandosi da Piazza del Foro, con un ardito salto temporale, si può raggiungere quello che divenne il cuore della vita cittadina durante l’epoca medievale, la piazza del mercato, oggi Piazza Paolo VI. Qui spiccano il Broletto, uno dei più raffinati palazzi comunali della Lombardia, sovrastato dalla Torre del Pegol (popolo) e caratterizzato da due suggestivi cortili interni arricchiti da elementi medievali, rinascimentali e barocchi, e il Duomo Vecchio o Rotonda, con la sua peculiare forma circolare, abbastanza insolita nelle chiese in stile romanico. L’interno dell’antica cattedrale ospita molti dipinti di scuola bresciana, tra cui opere del Moretto e del Romanino e il preziosissimo tesoro delle Sante Croci esposto solo in rare occasioni.

Un’altra opera medievale divenuta poi uno dei simboli della città è la Torre della Pallata, alta più di 31 metri, alla cui base è stata posta una fontana con le allegorie di Brescia e dei fiumi Garza e Mella. A pochi minuti dal centro, con una piacevole passeggiata si può raggiungere il colle Cidneo, dove sorge il Castello, un’imponente cittadella fortificata con torri, ponti levatoi, sotterranei. Il mastio e le mura merlate furono volute dai Visconti, mentre apporto dei veneziani furono le torri circolari, i bastioni e le gallerie. Ben due musei sono ospitati nell’edificio: quello delle Armi Antiche, dove si trovano alcuni pezzi rarissimi, e quello del Risorgimento, particolarmente incentrato su una pagina gloriosa della storia cittadina: le Dieci Giornate Bresciane.   

Compiamo un altro salto nel tempo e arriviamo alla Brescia rinascimentale e veneziana. Emblema immediato dell’epoca è Piazza della Loggia, una vera e propria “piazza veneziana” di terraferma, fatta erigere dal podestà Marco Foscari e circondata da tutti gli altri edifici sorti mano a mano nell’arco di circa un secolo.
Quello più importante e rappresentativo è sicuramente la Loggia, la sede del comune, alla cui progettazione concorsero i più illustri architetti del tempo, dal Palladio al Sansovino. Di fronte sorge la Torre dell’orologio, famosa per i “Macc de le ure” (i matti delle ore), come i bresciani chiamano confidenzialmente i due personaggi di legno rivestiti di metallo che battono le ore sulla campana sovrastante.
Tappa imperdibile per approfondire l’importante movimento pittorico del Cinquecento Bresciano, periodo in cui operarono due grandissimi artisti quali Giovanni Gerolamo Savoldo e Alessandro Bonvicini, detto il Moretto, è la Pinacoteca Tosio Martinengo, ospitata nel cinquecentesco palazzo Martinengo, che custodisce una delle più importanti collezioni italiane di dipinti, con opere di Vincenzo Foppa, Raffaello, Paolo Veneziano, Lorenzo Lotto, Pittocchetto.
Fra la metà del ‘600 e quella del ‘700 assistiamo alla costruzione di alcuni importanti edifici architettonici che caratterizzeranno in maniera definitiva il volto della città: il Teatro Grande, un struttura molto elegante porticata esternamente e con cinque ordini di palchi all’interno, assoluto epicentro della cultura musicale bresciana; il Duomo Nuovo, caratterizzata da una possente facciata in marmo bianco di Botticino e da una cupola che è la terza in Italia per altezza; la Biblioteca Queriniana, che custodisce più di 300 mila volumi, tra cui un preziosissimo Evangelario Purpureo del VI secolo, con lettere d’argento e decorazioni in oro.

Le due ultime tappe consigliate ci trasportano prima nel diciannovesimo e poi nel ventesimo secolo: il Mercato dei Grani, un porticato di pietra chiara esemplificativo del gusto neoclassico e Piazza della Vittoria, che riflette il gusto monumentale e neoclassico dell’architetto del regime fascista che la progettò, Marcello Piacentini. La Piazza è un punto significativo della città, in quanto da qui ogni anno parte la Mille Miglia automobilistica, che se anche ha chiuso la sua stagione agonistica nel 1957, rappresenta un’occasione irripetibile di veder sfilare tutti i più bei modelli di auto da corsa.
Una volta terminato l’itinerario cittadino, non perdete una piccola escursione a quello che è considerato il polmone verde di Brescia: il colle della Maddalena con i Ronchi, ossia gli orti da cui un tempo venivano raccolte la frutta e la verdura da portare in città, nonché a Botticino, località famosa per i marmi delle sue cave e per l’eccellente vino.

Il percorso può continuare nella provincia, la più grande della Lombardia, con tre valli e tre laghi (il Garda, l’Iseo e il Lago d’Idro), e ben due aree protette tra le più importanti in Italia, il Parco Nazionale dello Stelvio e il Parco Regionale dell’Adamello. Il visitatore potrà lasciarsi guidare dall’ispirazione e dalle sensazioni di antichi e illustri estimatori di questi luoghi, quali Catullo, Virgilio, Goethe, D’Annunzio e Pound, incantati dalla magia di questi paesaggi dove la natura è da sempre protagonista incontrastata.  

Sirmione
Perla del Lago di Garda, questa incantevole cittadina si distende su una sottile penisola da cui si gode il suggestivo panorama delle due sponde. Dalla Rocca Scaligera, completamente circondata dalle acque in virtù della sua antica funzione di presidio e approdo della flotta scaligera, si raggiunge il raccolto centro storico, chiuso al traffico e servito da un caratteristico trenino. L’attrattiva più importante di questa animata località sono le Grotte di Catullo, che, a dispetto del nome, sono i resti di una grande villa costruita durante l’età imperiale, che presumibilmente funse da residenza di passaggio per gli imperatori romani in viaggio verso nord. I reperti di questa interessante area archeologica sono custoditi in un Antiquarium.

Desenzano
Piacevolissima stazione balneare e rinomato centro velico, questa cittadina spicca per il suo caratteristico lungolago circondato da costruzioni parzialmente in stile veneziano. Molte le evidenze architettoniche di rilievo, a partire dal possente castello altomedievale che domina il borgo con le torri cilindriche e la torre merlata, per continuare con il Duomo che ospita una preziosa “Ultima cena” di Gianbattista Tiepolo, per finire con i resti di una villa romana, in cui sono ancora visibili i pavimenti a mosaico e i cui reperti sono conservati in un Antiquarium.

Salò
Questa elegante località fu nel XIII secolo il capoluogo della Magnifica Patria (che riuniva alcuni centri della riviera bresciana del Garda), titolo che conservò anche sotto il dominio della Repubblica di Venezia. Tracce di questo passato illustre sono ravvisabili in tutto il centro storico e in particolare nei palazzi signorili cinque-settecenteschi, tra cui svetta il Palazzo della Magnifica Patria, uno dei più raffinati della riviera e sede del Museo Civico Archeologico. Il Duomo, in stile tardo gotico, ospita all’interno pregevoli opere del Romanino e della scuola di Paolo Veneziano, mentre d’estate, sul suo sagrato, si esibiscono le più importanti orchestre giovanili europee. Poco lontano sorge il cinquecentesco Palazzo Fantoni, sede della Biblioteca dell’Ateneo di Salò, dove si trovano anche i documenti relativi alla Magnifica Patria.  

Limone
Il nome della località deriva proprio dagli agrumi che, grazie a un clima eccezionalmente favorevole, venivano coltivati dai tempi assai remoti. Oggi questa coltivazione è più viva nei ricordi che nella realtà e molte delle vecchie strutture in pietra delle limonaie sono ormai abbandonate, anche se continuano a caratterizzare fortemente il paesaggio. Limone è una stazione climatica molto studiata dalla comunità scientifica internazionale perché i suoi abitanti presentano nel loro organismo la proteina killer del colesterolo. Tra i luoghi da visitare di questa località ventilata e prediletta dai surfisti, vi sono la Parrocchiale seicentesca e la medievale chiesetta di San Pietro.  

Iseo
Spostandosi sull’altro lago della provincia bresciana, si incontra Iseo, una delle più frequentate località turistiche della zona. Poco prima di entrare nella cittadina, è consigliabile una visita alle torbiere, una straordinaria oasi naturalistica dall’estensione di 2 kmq unica in Europa, dove sono stati anche rinvenuti i resti di una civiltà palafitticola. In città, si potrà visitare il centro storico d’origine medievale, con la trecentesca pieve di Sant’Andrea e il campanile romanico, il Castello Odofredi dell’XI secolo, oggi centro culturale, la chiesa di Santa Maria del Mercato e i suoi notevoli affreschi, il battistero di San Giovanni.  

Tradizione gastronomica
Accanto al patrimonio artistico, Brescia vanta però anche una ricca tradizione gastronomica, nella quale confluiscono i numerosi prodotti tipici dell’agricoltura della pianura, delle montagne e dei laghi della sua provincia.
Iniziamo parlando della ricchissima varietà di formaggi, che oltre a robiole, stracchini e ai famosissimi Dop Grana Padano e Provolone Valpadana, prodotti in tutta la Pianura Padana e quindi anche nel Bresciano, ne comprende altri caratterizzati da una forte tipicità. Dai numerosi alpeggi delle montagne proviene un latte dalle particolari caratteristiche, che unitamente alle lavorazioni tradizionali, crea formaggi dal gusto unico ed inimitabile. L’esempio più noto è il Bagòss di Bagolino, antico comune capoluogo della Valle del Caffaro. La produzione di questo formaggio a pasta dura dal gusto forte e gustoso, che si è guadagnato l’appellativo di “grana bresciano”, è legata alla zona ricca di pascoli compresa tra le tre principali valli bresciane: la Val Camonica, la Val Trompia e la Val Sabbia. Mentre in inverno il bestiame, rigorosamente di razza Bruna Alpina, è tenuto nei fienili di Bagolino e dintorni, in estate l’allevamento si trasferisce in montagna ed il formaggio viene prodotto, secondo i metodi tradizionali, nelle malghe alpine. Il suo sapore aromatico fa del Bagòss un formaggio da buongustai, da apprezzare a scaglie o arrostito sulla piastra.
Sempre tipiche degli alti pascoli alpini sono le caratteristiche formaggelle, in particolare la Formaggella di Tremosine: proveniente dagli alpeggi dell’alto Garda, è a pasta morbida e presenta un sapore delicato e fragrante.
Ancora nel territorio dell’Alto Gardesano viene prodotto il Garda, un formaggio semigrasso a pasta dura, che si può consumare sia grattugiato che da pasto, a seconda del grado di stagionatura.
Dalla Bassa Val Camonica e dalle zone prealpine ad est del lago d’Iseo proviene poi il Silter, uno dei formaggi più originali e più apprezzati da chi cerca i “sapori tipici”; dal sapore dolce ed aromatico, dopo un anno di stagionatura il suo sapore si accentua e diviene ottimo da grattugiare.
Sempre dalla Val Camonica è originaria la Rosa Camuna, dal sapore particolare ed inconfondibile. In alcune malghe, inoltre, è ancora possibile trovare il burro genuino, la ricotta (“puina”) ed il Fiurìt, una particolare ricotta piuttosto liquida.  

Altra eccellente tradizione agricola bresciana è quella olearia. Nella provincia, infatti, la coltivazione dell’olivo produce oli rinomati, che per l’alta qualità occupano a pieno titolo una posizione di rilievo tra i migliori prodotti italiani. Il risultato è stato il riconoscimento, nell’ottobre del 1997, di ben due zone Dop di produzione olearia all’interno del territorio bresciano: si tratta innanzitutto dell’area gardesana, dove grazie alle benefiche influenze del lago, che creano un clima mediterraneo, l’ulivo viene coltivato sin dai tempi dei Romani. L’olio extravergine d’oliva Dop Garda, prodotto anche sulle altre sponde del lago appartenenti alle regioni Veneto e Trentino, nel Bresciano viene ottenuto da olive Casaliva, Frantoio e Leccino, che gli conferiscono il gradevolissimo sapore fruttato e la leggera sensazione di piccante.
La seconda zona d’elezione è quella del Lago d’Iseo, dove si produce un altro ottimo extravergine facente parte della denominazione Dop Laghi Lombardi (che comprende anche le altre zone lacustri della Lombardia): tale olio, denominato Sebino, presenta un particolare colore topazio verdastro ed una fragranza fruttata medio-leggera.

Dulcis in fundo, la viticoltura. Anche la storia dei vini bresciani è molto antica, risalente all’epoca romana, allorché la vite era coltivata negli anfiteatri morenici del Lago di Garda e del Lago d’Iseo e sulle colline attorno alla città.
Oggi la provincia di Brescia è la seconda produttrice di vino in Lombardia, favorita da un ambiente ad alta vocazione, forte dell’antichissima tradizione vitivinicola e supportata da un’agricoltura moderna e produttiva, che ha messo a punto raffinate tecniche viticole ed enologiche per la produzione di vini di grande pregio. In questa zona si può vantare, dunque, una vasta gamma di produzioni Doc ed un Docg, quest’ultimo prodotto nel distretto enologico della Franciacorta, a sud del Lago d’Iseo. Qui il rinomato Franciacorta DOCG, di fama ormai internazionale, è stato il primo spumante brut italiano, ottenuto con lenta fermentazione in bottiglia, a ricevere nel 1995 il prestigioso riconoscimento ed anche il primo a poter essere identificato con il solo nome del territorio di provenienza, specificamente delimitato e protetto. In questa zona si produce anche l’ottimo Terre di Franciacorta Doc, sia bianco che rosso.

Dalla zona delle colline bresciane provengono altri tre vini dalla grande tradizione: Botticino Doc, Cellatica Doc e Capriano del Colle Doc, mentre arrivando nella zona del Lago di Garda troviamo ancora territori fortemente vocati alla viticoltura.
Qui vengono prodotti, favoriti dal clima dolce, il Doc Garda e il Doc Garda Bresciano nelle varie tipologie. Tra queste ultime, un eccellente vino dalla storia originale è il Chiaretto: prodotto mediante la vinificazione in bianco dello stesso uvaggio del Garda Rosso, venne “scoperto e ideato” a Moliga del Garda da Pompeo Molmenti, illustre senatore della Repubblica Veneta, del quale nel 1998 è stato celebrato il centenario della morte.
Poco più a sud del lago si trova la zona di produzione del Lugana Doc, fra i migliori bianchi dell’Italia settentrionale; per concludere, c’è il piccolo comprensorio di produzione del San Martino della Battaglia Doc, che esprime un ottimo Tocai.
Inoltre, tra i settori emergenti dell’agricoltura bresciana citiamo quello florovivaistico, che ha saputo sfruttare sapientemente un clima reso favorevole dalla presenza dei Laghi di Garda e d’Iseo. Caratterizzato da un’altissima specializzazione, il florovivaismo bresciano sta ottenendo numerosi riconoscimenti in occasione di concorsi e manifestazioni di carattere internazionale. In particolare, la provincia di Brescia può con orgoglio affermare di aver contribuito in maniera determinante a far sì che la Lombardia sia diventata il maggior produttore italiano di piante ornamentali.

 

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