Lago di Bolsena

Il lago di Bolsena

All’incirca centomila anni fa, il cratere vulcanico che è oggi il Lago di Bolsena terminò il ciclo d’eruzioni apocalittiche dalle quali prese forma il circostante “territorio dei tufi”.
Osservando oggi i meravigliosi panorami del lago e la sua florida natura viene da chiedersi se questo stupendo habitat lacustre non sia stato concesso in riparazione di quella distruzione, che per millenni rese tali terre simili ad un’infernale fornace. La cosa certa è che gli Etruschi, che ne abitarono le rive, lo dedicarono in ringraziamento al loro dio Veltha, quel Voltumna che poi, venerato in tutta l’Etruria, troviamo celebrato nelle “Metamorfosi” di Ovidio come “dio delle trasformazioni e dell’immutabile”.

Il Lago di Bolsena, al centro dell’Etruria Viterbese, circondato dai dolci Colli Vulsini ammantati dai vigneti e uliveti e affiancato dalla vecchia strada consolare Cassia, (a famosa Via Francigena), è il lago vulcanico più grande d’Italia. Sulle sue sponde circolari si gode di uno scenario di natura incontaminata e si respirano i profumi di una storia antica. “Il lago che si beve” con i suoi 114 Kmq di estensione di acque limpidissime e pescose, preservato gelosamente da ogni tipo di inquinamento e di insediamento urbano sproporzionato, offre al turista moderno la possibilità di un’immersione in un passato sovraccarico di tradizioni e di storia, nel quale le suggestioni etrusco-romane si mescolano ai costumi di un ancora vicino Medioevo, fatto di miracoli e di dimore di Papi.
Dalle sue acque emergono le due isole di Martana e Bisentina, dolci oasi di verde chiazzate da agavi giganti, lecci secolari, olivi e profumati roseti selvatici.
L’Isola Bisentina, “l‘isola sacra”, “l’isola delle sette cappelle”, che accoglie nel suo totale silenzio costruzioni d’epoca farnesiana, come la Malta dei Papi, un tempo carcere a vita per gli ecclesiastici colpevoli di eresia, e la Cappella di San Cristoforo con affreschi del ‘400, sembra un dinosauro addormentato tranquillamente sulle acque limpide.
L’Isola Martana invece, affiora dal lago con la sua forma a mezzaluna che ne ricorda l’origine vulcanica. Ammirandola dal litorale sembra un enorme scoglio dirupato e brullo, ed ancora più grande è dunque la sorpresa quando ci si addentra fra i suo fitti boschi secolari e i giardini ben curati. La leggenda ci racconta che Amalasunta, regina dei Goti, dapprima venne relegata dal marito Teodato in un ameno convento che sorgeva sull’isola, e quindi fatta assassinare da alcuni sicari durante un bagno, in una baia che, da allora, si chiama “il bagno di Amalasunta”.
A fare da stupenda corona al lago ed alle isole, troviamo nelle immediate retrovie del periplo del suo bacino: Montefiascone con la Rocca dei Papi e l’acclamato vino EST!EST!EST!!, Valentano, famoso per le ceramiche farnesiane, Gradoli ed il “Pranzo del Purgatorio”, Grotte di Castro, e l’antichissimo borgo di Civita di Bagnoregio, con il suo paesaggio lunare ed una bellezza a cui solo i poeti possono rendere giustizia. Civita, che vede progressivamente restringersi lo sperone tufaceo e argilloso sul quale sorge per il continuo crollo degli orli, è la “città che muore”, nostalgica e fatata nel mezzo della valle dei Calanchi.

Immediatamente, a specchiarsi nelle acque del lago sorgono tre giustamente famose cittadine.
Bolsena adagiata ad oriente sulle propaggini collinari dei Monti Volsini, ha da raccontare una lunga storia. Le sue origini risalgono al III secolo a.C., quando venne abitata dagli scampati della etrusca città di Velzna; divenne poi “Volsinii” per i Romani, e di quel periodo conserva ancora l’importante cinta muraria, alcuni edifici di culto e l’anfiteatro del Mercatello. Di lì, passando attraverso le persecuzioni di Diocleziano e le Catacombe di Santa Cristina, successivamente inglobate nella grandiosa Basilica insieme ad altre tre chiese di epoche diverse, si giunge al Medioevo, segnato dalla possente mole del Castello Monaldeschi e dal miracolo del Corpus Domini del 1236, per finire nel Rinascimento, all’epoca di Giovanni de’Medici, con i monumenti del Palazzo del Drago e del Santuario della Madonna del Giglio.
A sud ecco Capodimonte, borgo secolare ed erede della antica Bisenzio, sorto su una lingua di terra che si protende nel lago a formare una piccola ma incantevole penisola proprio dirimpetto all’isola Bisentina; è la gemma del Lago di Bolsena. Dalla parte antica del paese, appollaiata intorno al promontorio contornato di orti e giardini fino a lambire il lago, e dominata dalla Rocca-palazzo dei Farnese, si godono panorami di rara bellezza, che dall’intero specchio del lago arrivano fino a Montefiascone.
Ma, oltre ad una Capodimonte storica, vi è anche la realtà di un paesino che deve la sua fama alla fitta serie di trattorie, negozietti, bar, gelaterie, piccoli stabilimenti balneari che si snodano lungo un bel viale alberato e che completano il volto della Capodimonte turistica, nonché il pittoresco porticciolo che ne rivela la nascosta identità di cittadina di pescatori.
Ben più evidenti sono invece la natura ed il carattere tradizionali di Marta, paese di pescatori e della buona tavola, segnalato da una robusta torre ottagonale e disegnato attorno ad angusti vicoli, minuscole piazzette e modeste abitazioni, che portano il centro storico a conversare direttamente con il lago.
Tre paesi differenti, ma ugualmente affascinanti, accomunati dalla storia e dalla cordiale ospitalità della gente, attaccati alle proprie tradizioni culturali e alle abitudini religiose.
Che spettacolo per il turista giungere a Bolsena, magari proprio durante i festeggiamenti per il Corpus Domini, quando una solenne processione si snoda per le vie della città, che per l’occasione sono ornate da un tappeto ininterrotto di infiorate artistiche; o magari seguire il 23 luglio di ogni anno le rappresentazioni dei Misteri di Santa Cristina; o ancora ritrovarsi il 14 maggio, a Marta per assistere alla pittoresca e tradizionale Festa della Madonna del Monte, o Barabbata, come qui ha nome!
Tre paesi per un angolo di paradiso, di storia, d’arte e di pace, di leggende antiche e abitudini centenarie, dove il tempo sembra essersi fermato, e nella perfetta armonia dell’uomo con i suoi spazi qualcuno potrebbe dire, senza scandalo, di aver incontrato quell’antico Veltha seduto sulle sponde del “suo” lago.

Gastronomia tipica
In un ambiente sano ed integro come quello del Lago di Bolsena, non ci si può aspettare altro che una gastronomia ben ancorata all’ambiente ed alle tradizioni locali. Con un clima paradisiaco, che rende le terre circostanti particolarmente fertili, e il sapiente lavoro degli ortolani che nelle generazioni le hanno trasformate in veri e propri giardini, il territorio del Lago è divenuto famoso per la rigogliosità con cui cresce ogni sorta di ortaggi: insalate, pomodori, peperoni, cipollotti in estate, d’inverno invece, cardi, finocchi, spinaci e altro ancora. Per questo il pinzimonio del Bolsenese ha acquisito una fama particolare e ha elaborato gustose pietanze come le “punterelle” condite con salsa alle acciughe. Fra i piatti che esaltano le verdure locali, altrettanto famose sono le zuppe, o “Acquecotte”, cucinate con ortaggi di stagione, arricchite a fine cottura con uovo in camicia oppure baccalà e condite a crudo con lo squisito olio extravergine dei frantoi (autoctoni).
Fra le varie minestre la più famosa è la “Sbroscia” tradizionale zuppa di pesce di lago, riccamente preparata con tutte le varie specie di pescato che il bacino offre in abbondanza.
Proprio per questa ricchezza ittica, il pesce del lago è alla base della maggior parte delle ricette tradizionali di Bolsena e Marta.
In assoluto il più conosciuto e apprezzato è il “coregone” detto anche “Spigola di Lago” per la bontà delle sue carni, che viene servito arrostito al forno come nella preparazione detta “alla bolsenese”, oppure alla brace o semplicemente bollito, con l’aggiunta di salse di vario tipo tra le quali primeggia quella detta “martana”.
Della tinca è apprezzata soprattutto la classica “minestra con i tagliolini”, il persico viene invece servito in delicatissimi filetti fritti o conditi con salse varie. Altrettanto gradevoli i simpatici lattarini, anch’essi fritti, che vanno mangiati interi con tutte le spine, afferrandoli con disinvoltura per la piccola coda.
Concludono la sfilata del pesce le famose “anguille del lago di Bolsena”, che secondo i cronisti dell’epoca costarono a Papa Martino V non solo la vita, ma anche la condanna a “purgare per digiuno” il suo peccato nel Purgatorio dantesco.
Per chi non teme le “pene per contrappasso”, la ghiotta pasticceria del lago offre le sempre presenti crostate a base di frutta fresca, marmellata e ricotta, oppure i dolci particolari e legati alle festività, come i “Tozzetti di Natale”, le “Frappe e Castagnole” (a carnevale), le saporite “Pizze di Pasqua”, e le “Ciambelle all’anice”.
Per allietare ancora il palato, i buongustai potranno contare su ottimi vini bianchi, ideali per gli antipasti ed i pesci, come l’ “EST!EST!EST! di Montefiascone Doc”, e robusti vini rossi liquorosi da abbinare ai dolci, come la “Cannaiola Doc” e l’ “Aleatico Doc” , quest’ultimo famoso anche come vino “da meditazione”, ideale per una serata sulle sponde del Lago.

 

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